La fortuna di Gogu
Gogu è pieno di soldi. Ha aperto una ditta per il lavaggio delle caldaie delle centrali termoelettriche. I soldi lo hanno cambiato, adesso è molto più intelligente e, a dirla tutta, è anche diventato irresistibile per gli avvinazzati di professione che frequentano la bettola La cagna tramortita e le prostitute senza un soldo. Chiunque in famiglia si azzardi a contestare la sua genialità viene automaticamente bollato come un idiota poveraccio e comunista.
In effetti ai tempi di Ceaușescu Gogu era un appassionato lettore di Lenin e, nei primi anni novanta, ha votato per Ion Iliescu. Ma quelli erano gli albori della democrazia, non complichiamoci troppo la vita…
Gogu ha la stessa incredibile energia di mia madre e, nonostante i geni di famiglia lo obblighino a non perdere occasione per la sperimentazione di nuove ricette alcoliche, riesce comunque a far prosperare la propria attività. Per quelli che gli fanno firmare i contratti ha sempre pronta una tangente che oscilla tra il 5 e il 20 per cento del valore dell’affare, e lavora alacremente per nove-dieci ore al giorno, finché non cede al bisogno di farsi un goccetto.
Anche se sono povero in canna, quando sono alla guida mi sento ricco e potente come un vero businessman
Nella sua ditta ha assunto anche me. Mi ha pagato la scuola guida e mi ha preso come autista personale. Assunto in nero, ovviamente: d’altra parte siamo all’inizio degli anni novanta e in Romania le tasse non le paga nessuno. Io, intanto, studio ingegneria e decido che guadagnare qualche soldo e fare un po’ di esperienza non può certo farmi male. Ma è una scelta di cui mi pentirò: dopo qualche anno, infatti, ogni volta che gli farà comodo, Gogu mi rinfaccerà, in preda ai fumi dell’alcol, di avermi tirato fuori dalla povertà.
Il cugino Marin, anche lui ovviamente alcolista, lavora insieme a me. Escogitiamo ogni sorta di soluzione tecnica per riuscire a compensare la mancanza quasi permanente dei prodotti necessari per la pulizia delle caldaie, dei pezzi di ricambio e di altre attrezzature di cui avremmo bisogno.
In compenso Gogu si è comprato un’auto nuova di zecca, una Oltcit Club, l’ultima auto nata dalla collaborazione tra lo stato comunista e la Citroen. La macchina non serve solo per gli spostamenti, ma assolve anche altre funzioni, dato che per diversi anni non ho i soldi per affittare una stanza d’albergo… Anche se sono povero in canna, quando sono alla guida mi sento ricco e potente come un vero businessman. Gogu mi paga una miseria, ma mi dice che lo fa perché non vuole che mi abitui ai soldi così giovane. Io sono convinto che sia solo tirchio, ma il vero motivo non lo saprò mai.
Marin, invece, ha una chitarra elettrica ed è un musicista provetto. E Gogu lo usa anche come strimpellatore personale, uno dei sogni di ogni maschio della famiglia Budrea. “Che si versi il vino e che vengano i musicisti”, era il grido di battaglia di Gogu e Ghica, gli ubriaconi più impenitenti che siano mai esistiti nella mia famiglia di professionisti della sbronza. Quando ha bevuto, Gogu chiama sempre dei musicisti. È quello il momento in cui capisco che, insieme a Marin, devo caricarlo in maccchina.
Da sempre mia madre sa meglio di chiunque altro cosa fare, come e perché
Di tanto in tanto a Gogu capita di vomitare in macchina, cosa che mi costringe a imparare ad adattare il mio stile di guida al suo livello di ubriacatura. In più ho una certa esperienza nel raccattare ubriachi finiti nei fossati ai lati della strada, così portare Gogu a casa non mi disturba affatto, anche se abita al quarto piano. Quando decide di investire in un appartamento nuovo, faccio di tutto per convincerlo ad acquistarne uno al piano terra. E alla fine inaspettatamente riesco a convincerlo.
Nuţa, sua figlia, ha sposato un romeno vero, che si chiama Marin. Marin è stato costretto a farsi assumere dal suocero, il quale ovviamente non esita di rinfacciargli di averlo preso a lavorare. Gogu lo tratta in malo modo e lo denigra in ogni maniera possibile. Ma Marin è un ragazzo molto educato e abile sul lavoro. Insieme a Nuţa hanno una figlia molto bella, alla quale ho fatto da padrino. Si chiama Valeria, nome che a mia madre non sembra sufficientemente rispettabile, motivo per cui la chiama Valentina.
Da sempre mia madre sa meglio di chiunque altro cosa fare, come e perché. Cucina in modo sensazionale, ma ogni tanto dimentica quanto sale ha messo. E ne aggiunge altro. Prepara involtini di verza, spezzatini e fagioli che sembrano in salamoia e che potrebbero conservarsi per millenni. Nessuno però si azzarda a criticarla: per non risvegliare l’arpia che è in lei mangiamo tutto stoicamente, bevendo litri d’acqua.
Io ho 23 anni ma mi sento ancora un adolescente. Sono eternamente innamorato della mia fata bionda e riesco a rimanere a galla nel fango degli anni novanta. La Romania è al collasso. Il capitalismo creato dalla ex nomenclatura comunista puzza di servizi segreti, violenza e arroganza. I leader che gestiscono la transizione si rivelano dei piccoli tiranni. Ma io non me ne curo troppo e mi convinco che prima o poi le cose miglioreranno. Venticinque anni più tardi il mondo politico è ancora dominato da gente della stessa risma e io rimango convinto che in qualche modo le cose miglioreranno.
Gogu è morto a causa dell’alcol quasi cinque anni fa. L’ultima volta l’ho visto quando mio figlio aveva sette anni. Ci siamo incontrati alla stazione. Era sporco, povero e un po’ ubriaco. Ha tirato fuori dalla tasca 10 lei e li ha dati a mio figlio. Io non volevo che li accettasse, ma Gogu ha insistito. Mio figlio è stato molto felice e la cosa ha riempito di gioia anche Gogu. Due settimane dopo è venuto a casa di mia madre e le ha chiesto 10 lei per le sigarette. Gliene ho dati 50. Mi ha sorriso con calore, mi ha dato un bacio, e io sono stato felice di aver finalmente potuto fare qualcosa per lui. Quanto ai soldi, se li è bevuti tutti.
(Traduzione di Mihaela Topala)
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale romeno Dilema Veche.