La forza di mia madre
Ogni volta che viene da me e la lascio in casa da sola per qualche ora o per qualche giorno, sto sempre in apprensione. Mi è capitato di ritrovarla arrampicata su una scala di due metri che puliva i vetri, o che spostava un armadio, lucidava il parquet, cucinava roba per un esercito, o che cercava di convincere un vicino a sistemarmi il giardino e un altro a dipingermi il recinto di casa.
Una volta ha chiesto a Gigilica Bourosu di rivestire i davanzali della casa con le piastrelle. Per non sprecare le piastrelle avanzate, Gigilica ha ricoperto l’intera base della recinzione del giardino, cosa che ha contribuito in modo significativo al miglioramento delle condizioni igieniche per i cani e gli ubriaconi del quartiere. Mia madre ha 79 anni.
È incredibilmente testarda. Durante gli anni del comunismo preparava spesso la pizza. Aveva una ricetta assolutamente originale: fette di pane inzuppate nel latte sulle quali metteva ogni cosa che trovava in casa. Poi infilava tutto in una teglia e lo metteva a cuocere in forno, incrociando le dita. Avrebbe potuto rivoluzionare la cucina italiana: sono certo che nessuno ha mai pensato di aggiungere alla pizza i ciccioli di maiale oppure il formaggio di pecora mischiato con l’uovo.
Una passione inesauribile
Nell’estate del 1992 l’ho portata a pranzo in una pizzeria della città. È rimasta totalmente sconvolta da quanto ho pagato e ha calcolato velocemente che con quei soldi avrebbe potuto fare almeno dieci pizze molto più buone. Ancora oggi è scettica sul fatto di andare a mangiare al ristorante: è convinta che qualsiasi cosa preparino, lei sarebbe in grado di farla meglio e in modo molto più economico.
Troppe volte è stata chiamata zingara. Non mi è mai sembrato che se la prendesse, ma allo stesso tempo non ha mai esitato a scontrarsi con i razzisti che la circondavano. Non ha mai accettato che mi nascondessi dietro alla scusa delle mie origini. Mi ha sempre detto dritto in faccia che dovevo lavorare più e meglio degli altri, di quelli più alti, più biondi e più belli di me, altrimenti sarei finito a guidare i trattori.
Non conosco nessuno che abbia avuto una vita più difficile di mia madre
Mia madre mette passione in tutto quello che fa. È parecchio bassina: a dirla tutta non ho mai visto una donna bassa come lei. Tuttavia mi è sembrata sempre più alta di quanto fosse. Mi sono accorto che ero più alto di lei quando avevo all’incirca undici anni. Allora ero il più basso della classe.
Una volta mio padre era ubriaco e l’ha insultata pesantemente, offendendo anche mia nonna che era morta da poco. Allora lei ha afferrato la paletta di ferro per raccogliere la spazzatura e gli si è avvicinata decisa a dargliela in testa. A quel punto mi sono messo in mezzo e l’ho fermata. In quel momento mi sono reso conto di essere più grande e forse anche più forte di lei.
Non conosco nessuno che abbia avuto una vita più difficile di mia madre e che allo stesso tempo conservi un ottimismo paragonabile al suo. Ha cominciato a cavarsela da sola quando aveva quindici anni. Ha avuto due matrimoni, entrambi catastrofici. Ha lavorato – quando aveva un lavoro – almeno 13-14 ore al giorno, tutti i giorni.
Mia madre non si lamenta mai. Dice sempre che ha tutto quello di cui ha bisogno. Ha aiutato sempre le persone che aveva intorno a sé nonostante abbia vissuto l’intera vita nell’indigenza. Ha fatto tutto quello che era in suo potere per crescerci bene. Quando mio fratello, un adolescente ribelle e stufo della nostra povertà, ha rubato delle magliette, mia madre gli ha fatto fare il giro del palazzo con un cartello appeso al collo: c’era scritto che aveva rubato.
Legge molto e ha una memoria incredibile. Ho sempre pensato che non avesse debolezze.
“Valeriu, stai bene?”.
“Sì, sto bene, perché?”.
“Be’, ho visto in tv che è caduto un aereo e che sono morti tutti i passeggeri”.
“Quello in Australia?”.
“Sì, quello”.
“E che c’entro io?”.
“Be’, tu viaggi sempre in aereo”.
Sei ore fa l’ho accompagnata alla stazione. Mia madre ha avuto sempre paura che mi potesse succedere qualcosa. Questa è stata la sua unica debolezza. Da qualche anno capisco questa sua paura. Perché anch’io temo che mia madre non sia più così invulnerabile come credevo.
(Traduzione di Mihaela Topala)
Questo articolo è stato pubblicato sul settimanale romeno Dilema Veche.