I “grattacieli” dell’Avana sono il simbolo di un’epoca passata, scrive Yoani Sánchez.
Il palazzo dove vivo è stato costruito venticinque anni fa dalle stesse persone che poi ci sono andate a vivere. Con la sua enorme struttura di cemento e la sua architettura jugoslava, questo condominio di quattordici piani è stato uno degli ultimi a essere costruiti sotto la supervisione di tecnici sovietici.
Durante gli anni settanta e ottanta, un concetto innovatore chiamato “microbrigata” permise a chi aveva bisogno di una casa di costruirsela da solo. In molti credettero che questi edifici a dodici, diciotto e perfino venti piani avrebbero risolto i problemi abitativi del paese. Ma i nuovi quartieri in stile Europa dell’est non misero fine alla carenza di alloggi.
Quando ci siamo trasferiti qui, dopo sette anni passati a sistemare un mattone sull’altro, ci sentivamo gli ultimi beneficiari di un progetto urbanistico che era finito con il crollo del socialismo. Chi si accontentava di poco spazio divise la sua casa con altri o costruì appartamenti improvvisati sui terrazzi.
I figli delle 144 famiglie che abitano nel mio palazzo sono cresciuti, bisogna fare posto a generi, nuore, suocere e nipoti. Purtroppo la struttura non consente di ampliare i balconi o di innalzare nuove pareti, ma la creatività ci ha permesso di tirar fuori due stanze dove prima ce n’era una.
Questi “grattacieli” sono il simbolo di un’epoca passata, e i bambini che corrono per i corridoi sanno a malapena che le loro case furono progettate come i vistosi immobili in cui avrebbe abitato “l’uomo nuovo”.
Yoani Sánchez è una blogger cubana. Il suo blog è tradotto in quattordici lingue, tra cui l’italiano. Vive all’Avana, dove è nata nel 1975. In Italia ha pubblicato Cuba Libre (Rizzoli 2009). Scrive una rubrica settimanale per Internazionale.
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