Qualche anno fa per le piazze dell’Avana si aggiravano alcuni enormi elefanti di metallo. Erano parte della Biennale internazionale dʼarte, che attira artisti di molti paesi. Un appuntamento in cui confluiscono talento e irriverenza ma anche censura. Durante l’evento, che si tiene a maggio, è possibile osservare audaci installazioni per strada, performance nei parchi ed eccellenti mostre nei musei. Un mese in cui la capitale cubana si presenta con unʼaria di audacia e modernità e tira fuori quella creatività artistica che è parte indissolubile della nostra cultura.
Ma a fare festa sono anche i burocrati che decidono quali opere possono essere esposte e quali no. La lista dei censurati comprende molti pittori in esilio ma anche artisti del’isola che non sono “politicamente corretti”. Ecco perché stavolta alcuni degli artisti esclusi dalla mostra ufficiale hanno deciso di organizzare una “via alternativa della Biennale”. Nei salotti di alcune case hanno improvvisato delle gallerie e in alcuni quartieri gruppi di giovani hanno organizzato spettacoli di strada con corpi dipinti e hip hop. Cʼè stata anche, parallelamente al programma ufficiale, una mostra di umoristi grafici e politici che ha riunito una ventina di illustratori che vivono a Cuba o in esilio.
In un paese in cui la stampa non ha mai pubblicato negli ultimi cinquant’anni una caricatura di Fidel Castro o di suo fratello, sembra il colmo dell’audacia vederli ritratti come personaggi di una striscia. Ma al di là delle sue esclusioni e dei suoi schematismi, la Biennale dell’Avana è una boccata dʼaria fresca e creativa di cui siamo estremamente grati. Ci fa vivere qualche settimana di pazzia in cui possiamo trovare in mezzo alla strada un elefante di metallo o una donna nuda e coperta dʼolio.
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