Lunedì scorso a Cuba è entrato in vigore un severo aumento delle tasse sulle importazioni. La nuova risoluzione introduce costi elevati per le spedizioni in arrivo sull’isola per via aerea, marittima, postale o via corriere. Stabilisce anche il pagamento in pesos convertibili di questi dazi per i cittadini cubani, un duro colpo per tutti quelli che vivono nel paese. La misura ha provocato un forte malessere in ampi strati della popolazione cubana. Gli articoli soggetti alle tasse vanno dai vestiti ai prodotti per la pulizia, dal cibo fino ai televisori a schermo piatto e ai computer. Poche merci sfuggono agli aumenti.
In una pizzeria nel centro dell’Avana Juan Carlos, il proprietario, fa scorta nella sua dispensa di formaggio importato, in vista delle possibili ristrettezze che lo aspettano. Buona parte dei piatti del suo menù, spiega, contengono parmigiano grattugiato in busta che gli manda il fratello dalla Florida. “Per comprare qualcosa di simile in un negozio di pesos convertibili a Cuba dovrei sborsare il triplo”, assicura. Ma adesso importare questo prodotto costerà di più.
“Ora prevedo di aumentare il prezzo di tutti i piatti che contengono ingredienti che mi arrivano da fuori”. Basta dare un’occhiata al menù dell’affollato ristorante per capire che molti piatti subiranno un rincaro. “Sarà il cliente a dover pagare le conseguenze di questa misura assurda”, riflette il giovane imprenditore mentre controlla la temperatura dell’enorme forno per le pizze.
Per adesso il mercato informale e il settore autonomo aspettano di capire quanti danni subiranno per l’aumento delle tasse sulle importazioni. Alcuni hanno già cominciato a dire che questa misura potrebbe far parte della “controriforma” di Raúl Castro.
(Traduzione di Francesca Rossetti)
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