Per chi ha meno di trent’anni a Cuba un megaconcerto pieno di effetti speciali e di meraviglie tecnologiche era qualcosa di visto solo in video.

Dal crollo del muro di Berlino la situazione economica nazionale non consentiva una tale profusione di luci e suoni su un palcoscenico. L’8 dicembre le cose sono cambiate. L’artista italiano Zucchero si è esibito in uno spettacolo di proporzioni enormi nell’area dell’Istituto superiore d’arte (Isa), nella zona occidentale dell’Avana. Da settimane i tecnici stavano montando le strutture e sistemando le innovative tecnologie.

I taxi che lavorano in quella zona della città avevano adesivi che annunciavano il concerto. “Non solo mi hanno dato gli adesivi da attaccare ai vetri, ma mi hanno anche regalato dieci pesos convertibili” (quasi lo stipendio di un mese), mi ha detto un tassista. Quindi Zucchero era riuscito a coinvolgere nella diffusione del suo concerto i lavoratori autonomi, molto dinamici nel diffondere le informazioni. Questi trasporti collettivi funzionano quasi come un piccolo parlamento dove le opinioni fluiscono e le parole godono dell’anonimato e di un relativo rispetto.

Ecco perché quando hanno cominciato a risuonare i primi accordi all’Isa, non era solo una fantastica presentazione con quasi ventimila spettatori. Era anche il risultato dello sfruttamento dei piccoli spazi cittadini di diffusione, dei network alternativi attraverso cui si muovono le notizie. Il giorno dopo, con la musica che ancora rimbombava nelle orecchie, gli abitanti dell’Avana hanno visto molti di quegli adesivi ancora attaccati ai parabrezza e agli sportelli delle vecchie Chevrolet, che annunciavano una festa passata e grandiosa.

Traduzione di Francesca Rossetti

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