La settimana scorsa mi hanno invitato a partecipare a una manifestazione organizzata da varie ong per ricordare gli attentati del 19 agosto. L’appuntamento era di fronte a quel che resta del ministero degli esteri.
Era previsto che i manifestanti sfilassero con delle bandiere bianche macchiate di rosso e dei fischietti. Poi, alle 10.30, tutti insieme avrebbero dovuto fischiare per ricordare l’esplosione del mercoledì di sangue. Ho chiesto alla persona che mi aveva invitato qual era lo scopo della manifestazione. “Avvisare la popolazione dei pericoli che correrà. Protestare contro l’inefficacia delle misure di sicurezza. Fare pressione sul governo in modo che s’impegni a risolvere pacificamente i problemi del paese”.
Purtroppo ero a Erbil e non ho potuto partecipare. Ho seguito tutto in tv: le persone camminavano tra macerie e vetri rotti, lanciando parole dure contro i ministri e i vertici della sicurezza. Ho saputo che ora hanno deciso di darsi appuntamento ogni mercoledì, allo stesso posto e con le stesse bandiere.
“Facciamolo diventare un evento culturale di poesia e musica. L’arte contro la violenza”, ho proposto agli organizzatori. Mi hanno detto di andare mercoledì e portare il mio libro. Cominceremo con la lettura di alcuni passi.
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