Negli ultimi dieci giorni ho incontrato tre volte il direttore dell’orchestra sinfonica nazionale Karim Wasfi con il suo violoncello in spalla. Quando ci siamo visti a via Al Mutanabi, gli ho chiesto se si sarebbe esibito anche venerdì. Mi ha risposto: “Sì! Lo farò dappertutto”. Pochi minuti dopo si è messo a suonare Mozart sulla riva del fiume davanti a un gruppetto di giovani spettatori.

Due giorni prima ero andato a vedere Wasfi, vestito con un completo nero e seduto su una sedia rotta, mentre si esibiva in mezzo a quel che rimaneva dei negozi del quartiere di Karrada, che era stato colpito da un attentato. Per terra c’erano ancora delle macchie di sangue e dei vetri rotti. Gli operai al lavoro per riparare i negozi danneggiati si erano fermati per ascoltarlo.

Per Baghdad è stato il peggior aprile in molti anni. Secondo le Nazioni Unite in un mese sono stati uccisi 319 civili. Solo a Karrada, a pochi isolati da dove abita il musicista, ci sono state due esplosioni che hanno causato dieci morti.

Karim Wasfi ha detto di voler sfidare la violenza con la bellezza della musica. Le stesse persone che hanno assistito agli attentati si radunano intorno a lui per ricordare le vittime del terrorismo. “Suono per le vittime e per le persone che devono continuare a vivere”, spiega. “Vorrei che riscoprissero la bellezza anche dopo un massacro”.

La polizia l’ha avvertito dicendogli che è pericoloso suonare sui luoghi degli attentati. Ma Wasfi ci torna lo stesso, e intorno a lui scrittori e giornalisti accendono delle candele.

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