Per la prima volta il premier iracheno Haider al Abadi ha criticato in modo chiaro e diretto le milizie sciite Hashd al shaabi (Forze di mobilitazione popolare). Abadi ha detto che questi gruppi vogliono indebolire lo stato per prenderne il controllo. Le sue parole arrivano dopo gruppi armati non meglio identificati hanno rapito numerosi manifestanti, attivisti di internet e delle ong. Secondo il parlamentare della coalizione sunnita Ahmad Salmani sono circa cinquemila le persone sequestrate in varie città di cui non si hanno più notizie.
Abadi ha menzionato i rapimenti all’inizio del suo discorso. Ma è stato un fatto successo la settimana scorsa a spingerlo a esporsi. Da un veicolo che trasportava i miliziani di un gruppo fedele all’Iran, Asaib Ahl al Haq, sono partiti dei colpi contro una pattuglia dell’esercito nel centro di Baghdad. Nello scontro a fuoco sono rimasti uccisi due soldati e un ufficiale.
Dopo Mosul
Non è stato un incidente isolato. Molti analisti politici l’hanno letto come l’ennesimo capitolo della lotta tra Abadi e il suo predecessore Nuri al Maliki in vista delle elezioni, o nel quadro più ampio della recente alleanza tra gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita contro l’Iran. Questo è solo un assaggio dei pericoli che potranno insorgere dopo la liberazione di Mosul dal gruppo Stato islamico.
(Traduzione di Francesca Sibani)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it