Dopo sei mesi di proteste continue a Baghdad e in altre dieci città del sud la vista dal palazzo del ristorante turco su piazza Tahrir oggi offre uno spettacolo desolante. Appena tre settimane fa la piazza centrale della capitale era occupata da 250 tende. In ogni tenda c’erano tra i dieci e i venti manifestanti. Quasi tre volte alla settimana la piazza è stata teatro di grandi manifestazioni studentesche.
Con il diffondersi del coronavirus si è discusso molto sul da farsi. Il dibattito è partito quando i medici presenti sulla piazza hanno lanciato l’allarme avvertendo dei rischi. I servizi medici occupano almeno sette tende e sono stati molto attivi durante gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza governative.
Da subito i medici hanno cominciato a mettere in guardia riguardo al pericolo rappresentato dai grandi raduni. Il loro consiglio è quello di ritirarsi e tornare una volta contenuta l’epidemia. In Libano l’hanno fatto due volte in un mese.
Ridurre il numero
Per molti manifestanti iracheni piazza Tahrir è un simbolo delle loro lotte e la tomba dei quasi settecento martiri, i cui ritratti sono incisi sui muri della piazza. Molti manifestanti temono che il governo userà il rischio dell’infezione per avviare un’operazione militare trasportando l’artiglieria al di là del ponte che separa la piazza dalla Zona verde così da poterne prendere il controllo.
Alla fine i manifestanti hanno deciso di ridurre drasticamente il numero degli occupanti, una soluzione di compromesso. Al momento sotto il simbolico monumento della libertà sono rimaste solo 25 delle 250 tende. In ognuna alloggiano quattro manifestanti. Con l’inizio del coprifuoco decretato il 23 marzo le principali iniziative della piazza sono state annullate. In attesa del momento opportuno per ricominciare.
(Traduzione di Francesco De Lellis)
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