Gli abitanti di oltre ottocento villaggi iracheni al confine con la Turchia e l’Iran sono stati costretti ad abbandonare le loro case a causa delle operazioni militari di Ankara e Teheran. In un comunicato diffuso il 22 settembre Dindar Zebari, rappresentante delle relazioni estere del governo regionale del Kurdistan, ha dichiarato che “negli ultimi otto mesi sono stati lanciati diversi colpi di artiglieria e sei attacchi via terra”. Zebari ha sottolineato che questi attacchi hanno provocato diversi morti e feriti, oltre a distruggere alcuni edifici e proprietà e a danneggiare terreni agricoli e aree forestali.
Entrambi i vicini forti dell’Iraq sono in lotta contro i rispettivi avversari ribelli all’interno dei confini iracheni. L’esercito turco sta combattendo duramente contro l’ala più militante del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). L’Iran da parte sua ha mobilitato la sua artiglieria e le sue forze aeree contro i combattenti del Partito democratico del Kurdistan. Entrambi i partiti si sono installati nelle aspre aree di confine all’interno dell’Iraq.
Tensioni diplomatiche
Il giornalista Bassem Francis, che vive nella regione autonoma curda, la definisce una “sanguinosa competizione tra i due vicini per espandere la loro influenza militare nel Kurdistan iracheno prima del ritiro degli statunitensi alla fine dell’anno”.
Secondo i dati disponibili, nel Kurdistan iracheno ci sarebbero tra le 27 e le 35 caserme e basi militari turche.
Le tensioni diplomatiche tra i due vicini erano esplose alla fine di febbraio, in seguito a una dichiarazione dell’ambasciatore iraniano a Baghdad, Iraj Masjedi, che rifiutava “l’intervento militare turco in Iraq”, chiedendo l’immediato ritiro delle forze di Ankara. La reazione della controparte turca era arrivata via Twitter: “L’ambasciatore iraniano è l’ultimo a poter dare lezioni alla Turchia sul rispetto dei confini dell’Iraq”.
Il capo di stato maggiore iracheno si è detto “stupito” delle dichiarazioni attribuite al capo di stato maggiore di Teheran, il generale Muhammad Hussein Bagheri, riguardo la presenza di movimenti ostili dal territorio iracheno verso l’Iran.
Baghdad si trova in una posizione tutt’altro che invidiabile, essendo l’anello più debole tra i paesi vicini. Prendere di mira i curdi vuol dire prendersela con tutto l’Iraq.
(Traduzione di Francesco De Lellis)
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it