Lo scrittore austriaco Robert Menasse ha vinto il Deutscher Buchpreis nel 2017 per il romanzo La capitale. Con L’allargamento continua il suo ciclo sull’Unione europea. E tra tutti i posti sceglie l’Albania, un paese di cui la maggior parte della gente in Europa sa pochissimo. Ma il poco che si sa è spettacolare: natura incontaminata, le centinaia di bunker che Enver Hoxha si fece costruire sulla costa nella fase più paranoica del suo governo, arcaiche usanze d’onore nei villaggi del nord e clamorosi delitti di mafia. Robert Menasse è affascinato e turbato da questo paese che fa di tutto pur di entrare nell’Unione europea mentre in quelli che già ne fanno parte governi populisti di estrema destra fanno di tutto per disintegrarla politicamente. Menasse ha preso dalla realtà diversi elementi per il suo romanzo: il primo ministro albanese cerca di rimettere in moto i negoziati per entrare nell’Unione bloccati da un veto francese. Per farlo, l’ex campione di basket cerca di farsi consigliare da un uomo di cultura. Il primo ministro di Menasse ricorda il vero Edi Rama e riceve un brillante suggerimento che si rivelerà anche un grande problema: mettere le mani sull’elmo dell’eroe nazionale albanese Scanderbeg, fondatore del paese e difensore dei Balcani dal pericolo turco, conservato al Kunsthistorisches museum di Vienna. Questo prezioso oggetto diventa il perno narrativo di un romanzo paneuropeo epico e avvincente.
Katharina Teutsch, Frankfurter Allgemeine Zeitung
Questa raccolta di racconti della scrittrice sudcoreana Bora Chung è un buon esempio di come la letteratura degli ultimi anni abbia inglobato la narrativa di genere creando nuovi bizzarri ibridi. Ispirandosi a fiabe popolari coreane e al suo lavoro di docente e traduttrice di letterature slave, Bora Chung passa con disinvoltura da un surrealismo altamente letterario a un ritmo serrato da storia dell’orrore. L’equilibrio cambia di racconto in racconto e a volte la scrittura di Chung riesce davvero a ottenere effetti di grande stranezza con i registri che continuano a spostarsi tra fantascienza, fantasy, favola e terrore. Molto spesso scopriamo con sorpresa che un personaggio è morto oppure è un fantasma o semplicemente non esiste. Come accade in Kafka l’orrore lo vediamo all’inizio ma poi la cosa davvero disturbante è come tutti gli altri (famiglia, vicini, dottori) trovino quell’orrore assolutamente normale. È una sorta di gaslighting di massa in cui le donne sono incolpate per la loro paura, confusione e disgusto. “Tu sei quella che ha esagerato con le pillole; è colpa tua!”, esclama un ostetrico in uno dei racconti. La letteratura, ispirandosi alla narrativa di genere, ci guadagna in ritmo, struttura e significato. Ma questo continuo mescolare registri e influenze più o meno evidenti può causare una certa elettricità statica, deludendo le aspettative di chi vorrebbe leggere una storia del terrore o di chi si aspetta una letteratura di più alto livello.
Norah Berlatsky, Los Angeles Times
La regione del Saguenay-Lac-Saint-Jean, in Québec, è paesaggisticamente meravigliosa, il cibo è ottimo e c’è una radicata cultura dell’accoglienza. Ma se una di quelle minuscole, deliziose cittadine è casa tua il rischio è di sentirsi soffocare. Il lato oscuro di Chicoutimi, piccolo centro industriale del Saguenay, è incarnato dal protagonista di questo primo romanzo di Kevin Lambert. Faldistoire si barcamena tra un senso di omofobia introiettata e un amore nascosto, tra segreti di famiglia e antenati che hanno commesso stupri e violenze. Racconta la sua infanzia e adolescenza di disadattato in una piccola città in cui non dare nell’occhio è un prerequisto necessario. Ma Faldistoire, gay e ribelle, rifiuta di conformarsi. Il costo collettivo di sentirsi tutti uguali e del sogno di una felice omogeneità è quello di una società che, letteralmente, finisce per divorare i suoi giovani. La premessa narrativa del libro è dunque una serie di uccisioni di bambini e ragazzini che possono sembrare solo degli orribili incidenti. Per chi legge, ogni atto di violenza è sconvolgente ma la cosa che disturba di più è che il delitto non sorprende: sembra dover accadere. Il peccato originale della città di Chicoutimi è tutto nella sua facciata di rispettabilità.
Katia Grubisic, Montreal Review of Books
Ron Rash ambienta da decenni i suoi racconti e i suoi romanzi tra le alture dei monti Appalachi. Il custode, il suo primo romanzo in sette anni, torna a quella remota cultura rurale. Ambientato all’inizio degli anni cinquanta a Blowing Rock, North Carolina, è il dramma di una giovane coppia ostacolata da intricate trame familiari. Forze terribili come la differenza di classe, il disprezzo sociale e l’intolleranza concorrono a rovinare l’esistenza dei due innamorati. Jacob Hampton, 17 anni, viene da una buona famiglia che vuole vederlo sposato con la ragazza che è già stata scelta per lui. Naomi Clarke, una cameriera di 16 anni, non è quella ragazza ma Jacob la ama e ha deciso che non la perderà. Quando i due fuggono e Naomi rimane incinta la loro prospera comunità decide di scacciarli. Jacob poi finisce arruolato per la guerra di Corea. Il custode che dà il titolo al romanzo è Blackburn Gant, un giovane uomo dal volto sfigurato che decide di prendersi cura di Naomi mentre Jacob è in guerra. Un romanzo difficile da mettere giù.
Kendal Weaver, Independent
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