Abita nella casa di fronte, si dà da fare,
talvolta rasente i muri, talvolta al lavello, talvolta
raggiunge il frigo e si lascia illuminare mentre
sceglie una bibita, talvolta inginocchiato sul
davanzale mi fuma una sigaretta in faccia verso
il vialone costeggiato di ginchi, per lo più
rimane come silhouette nella scarsa luce che
secerne la sua tastiera, nel display vivacchia
l’essenziale, se non l’essenza, anche quando
in cielo il grande animale brontola e nel boschetto
lungo il sentiero piccoli animali frusciano, sempre
pronti ad aggredire donne a piedi, anche quando
risuona la grande musica della pioggia, le campane
a notte, sì, ogni giorno dovrebbe morire in pioggia.

Uta Ackermann è un’autrice teatrale e radiofonica tedesca nata nel 1964. Dopo alcune poesie uscite nel 1989 in quella che era la Repubblica Democratica Tedesca, nel 2019 ha pubblicato la raccolta Neunundneunzig Sätze über Engel (“Novantanove frasi su angeli”, Poetenladen), da cui è tratto questo testo. Traduzione dal tedesco di Dario Borso.

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Questo articolo è uscito sul numero 1566 di Internazionale, a pagina 104. Compra questo numero | Abbonati