Adesso, stiamo tutti piangendo per i cinghiali.
Come succede in tante altre metropoli che si sono espanse a scapito delle zone collinari e degli animali che vi abitano, o abitavano, anche le aree urbane di Hong Kong sono periodicamente visitate da cinghiali. Di solito questo avviene senza grandi scompigli: i cinghiali si rendono visibili, e a volte questo produce immagini incongrue. Cinghiali al bordo di una piscina di lusso – che fanno ridere tutti tranne i proprietari della piscina. Cinghiali che girellano per le strade con sullo sfondo i neon delle insegne dei negozi e degli schermi pubblicitari. Cinghiali intorno a una stazione della metropolitana.
Negli ultimi dieci anni, però, hanno attaccato le persone 47 volte: gli esperti dicono che in parte il problema nasce dalla diminuzione dello spazio abitativo dei cinghiali a favore degli umani. In parte sarebbe un problema dovuto all’eccessiva simpatia, poiché tante persone li nutrono con quello che hanno a portata di mano – pane, merendine, caramelle. E i cinghiali si sarebbero abituati, per cui cercano leccornie avvicinandosi alle aree abitate, e davanti a persone spaventate, o senza neanche un dolcetto da condividere, possono diventare aggressivi.
Sta di fatto che a cambiare le carte in tavola è stata l’ultima aggressione: un cinghiale, incauto, ha morso un poliziotto.
Attirare e sopprimere
Come a confermare che, dopo le proteste del 2019, nessuno ha più diritto di criticare in nessun modo la polizia, ecco che è stato annunciato che i cinghiali saranno uccisi, cinque volte al mese, per diminuirne il numero (e mettere al sicuro i poliziotti?). La decisione è stata annunciata il 17 novembre e le uccisioni sono cominciate il giorno dopo, con iniezione letale, e da allora tutti i social network di Hong Kong sono pieni di cinghiali, nuovi eroi involontari della lotta alla repressione. Fino al 2019 infatti i servizi veterinari di Hong Kong li catturavano, li sterilizzavano e poi li rilasciavano in natura. Ma come tanto altro è cambiato nel dopo 2019, così è successo anche ai cinghiali: del resto, la nuova politica nei loro confronti, colpevoli di morso alla polizia, impallidisce davanti alla nuova politica educativa, che vuole che le lezioni di patriottismo comincino all’asilo.
“Siamo tutti cinghiali selvatici!” dicono scritte appena apparse sui social
Particolarmente scioccante è il fatto che la polizia non si è limitata a non ascoltare chi suggerisce di sterilizzarli, o a educare il pubblico a non dargli cibo, ma si è presentata ai limiti delle zone boschive dove vivono gli animali spargendo per terra pezzi di pane, in modo da farli avvicinare. E così ne sono stati uccisi sette, che si sono fidati delle profumate molliche della polizia.
Non c’è voluto niente a immedesimarsi: in questi mesi abbiamo visto talmente tante volte uno studente accusato di aver tirato un mattone o un ombrello verso la polizia, senza necessariamente aver colpito nessuno, ritrovarsi a scontare pene di carcere per quello che sarebbe potuto succedere. Ma quasi tutte le denunce ai danni della polizia per il momento si sono risolte senza assolutamente nulla di fatto, dato che la polizia tende ad assolvere se stessa, e nella nuova Hong Kong non c’è granché da fare ricorso.
Evitare l’autocensura
Ecco allora apparire sui social cinghiali di tutti i tipi. Uno, del disegnatore satirico Ah To, ripropone una famosa fotografia di Tiananmen del 1989, nella quale si vedono due corpi esangui giacere sulla parte posteriore di un carretto a triciclo, guidato da persone con il volto angosciato.
L’artista cinese Wang Xiaowei aveva già ripreso la foto, nel 2001, sostituendo ai corpi dei due giovani feriti due pinguini, feriti, e chiamandolo Nuova Pechino. Il dipinto si trova ora nella collezione Uli Sigg al nuovo Museo M+ di Hong Kong, un museo della cultura visuale con ambizioni globali che ha aperto l’11 novembre, e che è riuscito, con i pinguini di Wang e alcune altre opere, a mettere a tacere le accuse di autocensura. Il giorno dell’apertura infatti la presenza di Nuova Pechino è stata notata da tutti, e vista come un segno di resistenza. Ora dunque Ah To ha dipinto la stessa scena, in cui tutti, sia il ferito (uno invece di due) sia quelli che cercano di portarlo in salvo, sono cinghiali.
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— Fight For Freedom. Stand With Hong Kong. 重光團隊 (@Stand_with_HK) ?
Altri, anonimi, hanno messo online immagini del profilo dei grattacieli di Hong Kong sovrastato da un cinghiale, o piccole immagini di famiglie di cinghiali che piangono.
“Siamo tutti cinghiali selvatici!” dicono scritte appena apparse sui social. Alcuni giovani hanno cercato di avvicinarsi alle zone dove i cinghiali venivano abbattuti, ma niente da fare, sono stati fermati dalla polizia. Oggi non è praticamente più possibile protestare contro le decisioni delle autorità a Hong Kong, e men che meno se queste decisioni sono state prese da una polizia sempre più onnipresente e inattaccabile.
Mentre il dramma dei cinghiali intristisce tutti, infatti, alcune pareti di Hong Kong mostrano volantini di candidati alle prossime elezioni legislative. Si tratta di elezioni tutte nuove, dopo che è stata applicata la legge, voluta da Pechino, per “migliorarle” e fare in modo che “solo i patrioti governino Hong Kong”. Tutti i candidati sostenitori della democrazia delle elezioni passate sono in esilio, o in prigione, o non hanno potuto ricandidarsi perché giudicati non sufficientemente patriottici.
Quindi, anche se il governo insiste che sia un crimine incitare a votare scheda bianca o a non andare a votare, devo dire che anche io tendo a scordarmi la data delle elezioni. Il governo vorrebbe infatti che ci fosse un po’ di concorrenza tra i candidati, per darsi una patina di legittimità, ma allo stesso tempo ha eliminato tutti i candidati dell’opposizione: come si può essere patriottici e allo stesso tempo opporsi al governo? Perciò i dibattiti sono tra candidati tutti d’accordo gli uni con gli altri, ed è difficile capire come dare una preferenza.
Le manifestazioni continuano a essere proibite – ufficialmente per via della pandemia – e non ci sono più opposizioni libere di mettere in discussione l’operato del governo: l’unico segno di protesta, a parte quello che si può vedere online, è una petizione che ha raccolto in un giorno solo 70mila firme, per sostenere i cinghiali e contro l’abbattimento.
Siamo Tutti Cinghiali Selvatici.
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