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Il turismo ha divorato il lago di Como

Lenno, 2019. Villa Cassinella, un resort di lusso sul lago di Como. (Andia/Universal Images Group/Getty Images)

A gennaio sul sito del comune di Torno, in Lombardia, è stato pubblicato un avviso in cui si presentava il piano per costruire un nuovo complesso turistico. Il progetto prevedeva la costruzione di hotel, ristoranti, spa, darsene private, parcheggi, accessi carrai e strade. Riguardava 29mila metri quadri e ha messo in allarme il piccolo centro in cui vive un migliaio di abitanti. “Si vuole soffocare il territorio, è come avere una bottiglia piena d’acqua e volerla riempire con altra acqua, nonostante non ce ne entri più”, denuncia il sociologo Agop Manoukian, che vive a Torno dagli anni novanta.

Il lago di Como, uno stretto bacino incastrato tra le montagne lombarde circondato da paesini, da qualche anno è diventato una delle mete preferite del turismo nazionale e internazionale. Hotel di lusso, piscine e altre infrastrutture stanno ridisegnando le sue sponde.

Tutto sta succedendo in un territorio molto fragile dal punto di vista idrogeologico e che non riesce a far fronte all’enorme flusso turistico in termini di servizi. A pagarne le conseguenze più di tutti è la popolazione locale.

Chi vive sul lago di Como dice che è cominciato tutto con George Clooney. Nel 2002 l’attore statunitense ha comprato villa Oleandra, a Laglio. Negli anni successivi sono arrivate altre celebrità, varie produzioni cinematografiche hanno scelto Como per le loro riprese, si sono moltiplicati i reportage di viaggio e i social network hanno fatto da megafono alle immagini da cartolina del lago. Che nel frattempo si è progressivamente trasformato in un brand internazionale, Como lake.

Come sottolinea la regione Lombardia, nel 2023 il lago ha registrato 4,8 milioni di pernottamenti, con un tasso del 100 per cento di strutture piene. Nel 2019 erano stati un milione in meno. Tra il 2016 e il 2023 il numero di lavoratori nel settore del turismo è aumentato del 46,6 per cento. E nel 2024 si prospettano nuovi record.

Il lago di Como si è imposto come meta di lusso. Questo tipo di turismo ha spinto a ristrutturare ville d’epoca e costruirne di nuove, mentre il profilo delle rive è cambiato per l’edificazione di imponenti strutture d’accoglienza. “L’anno scorso la top location per gli investitori è stata il lago di Como”, ha affermato nel 2023 il consulente immobiliare Giorgio Bianchi. L’agenzia immobiliare Knight Frank lo posiziona in vetta alle mete italiane in cui i prezzi dell’immobiliare sono più in crescita. E come sottolinea la società di consulenza Pambianco, le multinazionali alberghiere stanno cercando nuovi posti in cui investire sulle sponde del lago di Como.

I turisti sono troppi
In molti si lamentano per le città sovraffollate. Così alcune amministrazioni europee stanno cercando un rimedio, come aumentare la tassa di soggiorno e diminuire gli alberghi in centro

Oltre al cemento, sul territorio si punta sempre di più sulle cosiddette esperienze. Sono nate figure come lo sport & adventure manager, mentre sulle montagne lacustri spoglie di neve a causa dei cambiamenti climatici si progettano piste da sci alimentate da neve artificiale, come nel caso del monte San Primo.

Lo scorso decennio nel territorio di Torno sono nate due strutture a cinque stelle: il Casta diva, ora Mandarin oriental; e l’hotel Sereno. Il nuovo complesso turistico di cui si è cominciato a parlare lo scorso gennaio per via del bando del comune sta agitando la campagna elettorale locale. Ed è arrivato anche alla regione, con l’assessore al territorio, Gianluca Comazzi, che si è schierato contro il progetto. Maxistrutture simili potrebbero presto arrivare anche in altri paesi del lago, come a Dongo, dove si parla della costruzione di un hotel di lusso con 110 camere e suite, ristoranti, palestre, spa, parcheggi.

“Chi amministra il territorio pensa che il futuro del paese sia il turismo. Non abbiamo niente contro il turismo, ma c’è modo e modo di farlo”, dice Manoukian. “Il problema è che questi posti sono già stati spremuti abbastanza. Non dobbiamo diventare per forza una piccola Dubai”.

Le immagini da cartolina e i reportage patinati nascondono una serie di problemi creati anche dalla turistificazione selvaggia in corso. Nell’estate 2023 si sono moltiplicate le testimonianze dei disagi. Pullman strapieni che lasciavano le persone a terra. Battelli che non riuscivano a far salire tutti. Traffico congestionato a causa delle strette e tortuose strade affollate di bus turistici e migliaia di auto. Un caos che ha creato anche una surreale conflittualità tra turismo di lusso e di massa. “Considerato quanto paga un turista per dormire sul lago non possiamo permetterci che il giorno dopo non trovi un motoscafo privato per fare il giro del lago. Altrimenti l’anno prossimo andrà a Montecarlo”, ha detto Luca Leoni, presidente di Federalberghi Como.

Il sovraffollamento ha costretto il Fondo per l’ambiente italiano (Fai) a mettere un tetto agli ingressi nella storica villa del Balbianello, in località Tremezzina. Nel piccolo borgo di Corenno Plinio è stato invece introdotto l’ingresso a pagamento, anticipando quanto fatto da Venezia. E c’è chi propone la stessa soluzione per Como.

Cementificazione e alluvioni

Sul lago di Como l’overtourism, cioè l’eccesso di turismo, non è solo un problema di sovraffollamento e collasso dei servizi. Il territorio è tormentato da alluvioni, causate in parte dai cambiamenti climatici, con precipitazioni sempre più abbondanti concentrate nel tempo; e in parte dal consumo di suolo.

“Prima non si andava a costruire in certi luoghi perché si conoscevano le fragilità del territorio. Oggi invece si ragiona sulla planimetria, sul valore del suolo in termini speculativi e si pensa ok, quel posto si presta bene a un nuovo investimento e si costruisce in modo selvaggio”, spiega Roberto Fumagalli, presidente del Circolo ambiente Ilaria Alpi. “Si stanno ripetendo gli errori fatti con la prima urbanizzazione del lago di Como, quella delle seconde case negli anni sessanta. E gli effetti potrebbero essere ancora più gravi”.

Nell’estate 2021 Blevio è stato investito da una colata di fango. Oggi ci sono ancora persone sfollate, la ricostruzione è ferma e nel frattempo altre calamità hanno colpito il centro abitato, ribattezzato “il paese delle alluvioni”.

Nel 2022 è toccato a Laglio, con le villette costruite ai margini dei torrenti sventrate da fango e detriti. L’Ispra ha definito quello comasco come uno dei territori lombardi più esposti al rischio idrogeologico, eppure sul lago si continua a costruire.

“Dove prima c’era il bosco oggi ci sono villette, box e strutture ricettive che non dovrebbero stare lì”, dice Fumagalli. “Il turismo drogato da un’economia impazzita sta producendo conseguenze devastanti per il territorio”.

Un mercato insostenibile

Il borgo vecchio di Nesso è un susseguirsi di cartelli “Vendesi”. D’inverno le case sono quasi tutte chiuse, la sensazione è di stare in un paese fantasma. In estate quei vicoli sono calpestati da migliaia di persone, le case in pietra occupate da gente proveniente da tutto il mondo, le rive prese d’assalto dai taxi acquatici.

A Nesso negli anni cinquanta c’erano più di 1.700 abitanti. Oggi sono un migliaio, anche meno. Negli ultimi vent’anni paesi vicini come Pognana Lario o Veleso hanno perso fino al 30 per cento di popolazione, un processo che il quotidiano locale La Provincia ha chiamato “la grande fuga dal lago”.

Pesa il calo generalizzato della natalità in Italia, ma c’è altro. Su siti come Airbnb ci sono decine e decine di annunci in borghi da una manciata di case. Il boom turistico ha esasperato il business degli affitti brevi. Chi ha una proprietà sul lago guadagna di più così che da affitti a lungo termine. Questo, insieme all’impennata dei prezzi, mette in fuga la popolazione locale.

“Il mio desiderio era trovare casa sul lago, con mia moglie abbiamo cercato a lungo ma alla fine abbiamo dovuto rinunciare e spostarci nella periferia di Como. I prezzi sono fuori controllo, di persone della mia generazione che sono riuscite a rimanere qui ne conosco pochissime”, spiega Giorgio Bellini, 32 anni, cresciuto a Torno. “Fino a qualche anno fa quando c’era una casa in vendita in paese era comprata da gente del posto, ora ogni volta si tratta di stranieri che la comprano come seconda casa o per guadagnarci. Per chi è di qui non è un mercato sostenibile e il paese si sta spopolando”.

Quando nel 2022 si è saputo che Chiara Ferragni e Fedez stavano comprando una villa a Pognana Lario, c’è chi nella comunità locale ha storto il naso per le conseguenze sui prezzi delle case. “In questo modo i nostri figli non potranno comprare appartamenti nei loro paesi d’origine”, ha denunciato un abitante sul giornale locale QuiComo.

Lo spopolamento del lago di Como si vede anche nei numeri delle scuole. Dalle due classi di terza media di Torno quest’anno usciranno 42 studenti, mentre in prima se ne formerà una di 17. A Nesso il provveditore agli studi ha ordinato la chiusura della prima media, troppe poche le cinque iscrizioni. La mobilitazione dei residenti ha permesso di fermare il taglio, almeno per il momento. Ancora una volta c’entra il calo della natalità, ma a incidere è anche la fuga delle persone da questi posti.

Anche la città di Como non è risparmiata da questo trend. Il centro storico si sta svuotando per l’impennata dei prezzi e la mancanza di abitazioni: in 35 anni il numero di abitanti è sceso del 25 per cento. Un terzo delle case vacanze disponibili nel capoluogo sono state messe sul mercato nell’ultimo anno. Le opposizioni di centrosinistra hanno chiesto soluzioni al problema della gentrificazione e del turismo senza regole, ma le priorità del sindaco Alessandro Rapinese sembrano altre. Grate contro i senzatetto, respingimento dei minori stranieri non accompagnati che passano da Como lungo la rotta migratoria verso la Svizzera, chiusura degli asili nido, controlli fiscali lesivi della privacy attraverso i parcometri.

Sullo sfondo il lago di Como, ormai ridotto a luna park, continua a operare a pieno regime.

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