La pesca eccessiva sta causando una diminuzione globale del pescato. Daniel Pauly e Dirk Zeller, dell’università della British Columbia a Vancouver, in Canada, stimano che tra 1950 e il 2010 il pescato effettivo sia stato superiore ai dati ufficiali della Fao. Poi però è diminuito molto più velocemente di quanto dicano le stime ufficiali.

Sommando i risultati di tutte le aree di pesca, lo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications mostra un picco di catture nel 1996, pari a 130 milioni di tonnellate. Dopo quell’anno la produzione è diminuita in modo forte, alla media di 1,22 milioni di tonnellate l’anno. Secondo la Fao, il picco della produzione sarebbe stato invece pari a 86 milioni di tonnellate, la produzione sarebbe rimasta stabile almeno fino al 2010 e sarebbe diminuita gradualmente al ritmo di 0,38 ilioni di tonnellate l’anno.

A diminuire è stata principalmente la produzione della pesca industriale, anche se questa ha spostato la sua attività dalle aree di pesca esaurite dei paesi sviluppati a quelle dei paesi in via di sviluppo. Secondo gli autori, i motivi sono soprattutto due. Prima di tutto, è stato introdotto un sistema di quote in molte aree di pesca dei paesi sviluppati, a causa della produzione troppo alta e non sostenibile degli anni novanta. Il secondo motivo è il calo delle catture delle aree senza quote, ma troppo sfruttate.

La discrepanza rispetto ai rapporti della Fao è dovuta alla mancanza nei dati ufficiali di alcuni tipi di pesca: quella su piccola scala di tipo artigianale, quella sportiva e di sussistenza. Nei dati ufficiali mancano anche le catture illegali e gli scarti di produzione. Secondo gli autori, sono necessarie statistiche migliori, che considerino anche il pesce catturato e gettato in mare, la pesca illegale e quella artigianale.

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