Come il clima influisce sull’economia e sulla produttività
Il cambiamento climatico potrebbe “costare” più di quanto immaginato. Due studi mostrano che l’aumento delle temperature in questo secolo potrebbe portare a consistenti danni economici.
Queste due ricerche, che in modo diverso traducono i dati scientifici in previsioni economiche, sono a disposizione dei leader politici, che avranno più elementi per basare le loro scelte in vista della conferenza sul clima di Parigi, a dicembre.
Un primo studio, pubblicato su Nature, indica che la temperatura ottimale per l’attività economica è di 13 gradi e che un riscaldamento del pianeta fuori controllo può ridurre il reddito globale di oltre il 20 per cento, più di quanto stimato. Marshall Burke e colleghi hanno paragonato le diverse temperature medie annue di 166 paesi tra il 1960 e il 2010, rilevando una relazione tra temperatura e produttività: la temperatura ottimale è di 13 gradi, quella più bassa o più alta fa diminuire la produttività.
Nello scenario di un cambiamento climatico senza interventi di mitigazione, con un aumento di temperatura media di 4,3 gradi entro il 2100, i ricercatori hanno calcolato una diminuzione del reddito globale di circa il 23 per cento e un impoverimento del 77 per cento dei paesi. Prevedono anche un aumento dei divari, poiché alcuni paesi sviluppati che hanno una temperatura attualmente troppo bassa, come la Svezia e il Canada, si sposteranno nel range più favorevole, mentre molti paesi con un reddito più basso, già penalizzati da una temperatura troppo alta, come la Nigeria o l’India, vedranno un ulteriore peggioramento.
Caro uragano
L’altro studio, pubblicato su Nature Geoscience, ha considerato invece un aspetto locale: l’aumento dei costi provocati dagli uragani negli Stati Uniti, registrato tra il 1900 e il 2005. Finora non era chiaro se questa tendenza fosse dovuta alla maggiore antropizzazione delle coste o a una maggiore intensità e frequenza dei fenomeni. Secondo Francisco Estrada e colleghi, l’aumento delle perdite economiche non è spiegabile interamente con il maggiore sviluppo delle aree costiere, e quindi potrebbe dipendere anche dall’intensificazione dei fenomeni, dovuta al cambiamento climatico. In dettaglio, i ricercatori stimano che la componente climatica sia costata agli Stati Uniti dai due ai 14 miliardi di dollari nel 2005.