Il valore degli investimenti e la capacità installata hanno superato le cifre degli scorsi anni, grazie al ruolo decisivo svolto dai paesi in via di sviluppo. I dati sono contenuti nel rapporto Global trends in renewable energy investment 2016 del Frankfurt School – Unep Centre.

Nel 2015 sono stati investiti quasi 286 miliardi di dollari (256 miliardi di euro) in progetti di energia rinnovabile, senza considerare i grandi progetti idroelettrici. Si tratta di una quantità mai vista prima, il 3 per cento in più rispetto al record precedente del 2011. Il risultato è stato raggiunto malgrado il crollo del prezzo del petrolio, del carbone e del metano, che ha reso le fonti fossili più competitive.

Per la prima volta gli investimenti dei paesi in via di sviluppo hanno superato quelli dei paesi sviluppati. I primi sono cresciuti del 19 per cento, toccando i 156 miliardi di dollari (140 miliardi di euro), mentre gli altri sono diminuiti dell’8 per cento, riducendosi a 130 miliardi di dollari (116 miliardi di euro).

Risultati insufficienti

Lo scorso anno la capacità delle nuove centrali solari, eoliche e delle altre rinnovabili è stata pari a circa 134 GW, rappresentando per la prima volta oltre la metà del totale installato nell’anno, più precisamente il 54 per cento. Dai grandi impianti idroelettrici dovrebbero arrivare 22 GW.

La Cina è il primo investitore nel settore, con quasi 103 miliardi di dollari (92 miliardi di euro), oltre un terzo del totale. Seguono a distanza gli Stati Uniti, con 44 miliardi di dollari (39 miliardi di euro), e il Giappone, con 36 miliardi di dollari (32 miliardi di euro). Regno Unito, India, Germania, Brasile, Sudafrica, Messico e Cile sono tra i dieci paesi che investono di più.

I buoni risultati non sono però sufficienti per raggiungere l’obiettivo della conferenza di Parigi di dicembre. “Per contenere l’aumento globale delle temperature entro i 2 gradi e puntare al limite di 1,5 gradi, dobbiamo immediatamente spostarci dai combustibili fossili. L’energia rinnovabile aumenta, ma non abbastanza velocemente per soddisfare la domanda”, scrive il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.

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