Le popolazioni nomadi dell’Asia centrale potrebbero avere contribuito a disegnare la via della seta. Con questo termine si indica una rete di percorsi che fin dall’antichità collegava l’est con l’ovest del continente, attraversando zone montuose e toccando i principali centri urbani nelle valli.
Per anni si è pensato che i percorsi siano stati tracciati cercando la via più breve o sicura tra due città. Un team di ricerca, guidato da Michael Frachetti, della Washington University a Saint Louis, ha invece considerato il possibile ruolo delle popolazioni nomadi. Questi gruppi si spostano ogni anno con le mandrie alla ricerca dei pascoli, verso le quote più alte, fino ai quattromila metri di altezza, in estate e verso quelle più basse, fino ai 750 metri, in inverno. Per spostarsi i pastori scelgono un percorso tra quelli possibili, a seconda della situazione climatica di quell’anno. Una simulazione al computer mostra che alcuni sentieri vengono percorsi spesso, altri di rado.
Secondo i ricercatori, questa rete coincide in gran parte con la ricostruzione archeologica di alcuni tratti della via della seta. È quindi possibile che nel corso di centinaia di anni i sentieri più battuti dai pastori siano stati integrati nella via della seta, aprendola anche a mercanti, pellegrini e militari. Lo studio è stato pubblicato su Nature.
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