Basta schiacciare il telecomando e l’Africa sparisce.
Il Partito del Québec e il Blocco del Québec sperano di poter vincere le elezioni del prossimo autunno, per poter poi organizzare un referendum nel 1995 sull’eventuale separazione della provincia dal resto del paese. Opinion dai giornali dell’una e dell’altra parte.
Sara Powers, The Village Voice
“La verità deve essere resa nota anche se servisse solo a spiegare ai nostri figli in quale mondo vivranno”. Le radici della crisi africana stanno nel ruolo che stato assegnato al continente nell’economia globale del pianeta. “Per questo l’Africa è maledetta”.
La nota dominante nelle liste elettorali dei Dodici è l’assenza di politici di primo piano. Poche le eccezioni, l’Italia e i piccoli paesi. Grande assortimento di candidati: ex ministri, primi ministri in carica, cantanti, soubrettes, professori, fascisti.
C’è ormai una nuova divisione del lavoro: i paesi in via di sviluppo si specializzano nella produzione industriale con manodopera a basso costo, i paesi più ricchi si concentrano nelle aree della produzione in cui sono più avvantaggiati.
“Il risultato della guerra è stato per i serbi un’autentica, terribile sciagura”. La denuncia di un intellettuale nazionalista.
Come fa la mente umana a distinguere gli oggetti che la interessano dal contesto in cui si trovano? “Nature” presenta i risultati di un esperimento condotto da due ricercatori della Syracuse University di New York.
Breve storia del peronismo, un movimento che è stato tutto, dalla destra alla sinistra.
Mentre si aggravano i problemi economici e politici, il paese si avvia verso il caos. E si parla di un intervento militare.
La guerra in Abcasia continua. La soluzione è una sola: inviare forze di pace.
La visita di Izetbegovic a Parigi ha confermato la difficoltà dell’Europa nell’agire al di là del facile moralismo.
Insieme alle persone, il conflitto ha colpito anche palazzi e strade. Il fuoco più pesante ha distrutto quegli edifici che simboleggiavano la vecchia Bosnia: il Parlamento, il quotidiano Oslobodenje, la biblioteca nazionale, lo stadio olimpico, l’ufficio postale. Le foto di Paul Lowe.
Lo scrittore messicano Carlos Fuentes guarda a suo paese che va verso le elezioni di agosto.
L’Egitto e altri paesi hanno vietato la proiezione del film di Spielberg sull’Olocausto. Un israeliano si chiede perché.
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