Dal Marocco alla Malesia, con o senza velo, le donne musulmane fanno sentire la loro voce
Nel 1979 il governo pachistano approvò il decreto Hudood. Da allora la libertà delle donne è fortemente limitata
A bordo dell’aereo presidenziale argentino, Horacio Verbitsky intervista il capo di stato, Néstor Kirchner, e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. I problemi, le sfide ma soprattutto le speranze del continente
Condizioni climatiche ostili, infrastrutture inaffidabili, instabilità politica e carestie: fare il viticoltore tra Tunisi e Johannesburg è una vera impresa. Un lungo viaggio in tutto il continente alla ricerca del buon vino
Il Corano comincia con l’esortazione: “Leggi!”. Le donne musulmane farebbero bene a seguirla
La rivoluzione islamica ha favorito la scolarizzazione delle ragazze. Adesso il loro successo preoccupa i conservatori
Incontrare un orso durante una gita nel bosco può essere spaventoso. Ma in Canada si impara ad apprezzare la natura selvaggia. E a sopravvivere
Una ragazzina di Melaka racconta i due mesi trascorsi in un liceo di San Donato Milanese. In compagnia di Barry il Coltello, il Topo Diego e Antonio il “terùn”
Religiose o laiche, con o senza velo, le donne musulmane fanno sentire la loro voce. E dal Marocco alla Malesia chiedono che venga riconosciuto il loro ruolo nella società
Il 6 novembre 1993 usciva il primo numero di Internazionale. Il bilancio e i progetti per il futuro di un giornale che deve il successo solo ai suoi lettori
Le donne tunisine hanno diritti inimmaginabili in molti paesi arabi. Eppure all’inizio non li volevano
Un piano semplice, quasi rivoluzionario, per risolvere il conflitto mediorientale. L’hanno promosso insieme politici e intellettuali israeliani e palestinesi
Miroslav Deronjic è un uomo di cultura che si è trasformato in assassino. Oggi è sotto processo all’Aja. Il ricordo di un suo ex alunno
Sono giorni bui per la politica estera dell’Italia. Ha cominciato Silvio Berlusconi con la Cecenia: “Non continuiamo a diffondere leggende e guardiamo alla realtà dei fatti”, ha detto. Il premier italiano ha di nuovo tirato fuori la barzelletta (che non fa più ridere nessuno) sui giornalisti capaci di inventare tutto, perfino i massacri russi in Cecenia. Le possibilità sono due. O Berlusconi è all’oscuro di quello che succede laggiù – ma non possiamo crederlo – oppure l’appoggio al suo amico Putin passa sopra perfino alla verità. La sua affermazione è doppiamente grave: perché è il premier di uno dei più importanti paesi europei e perché è il presidente di turno dell’Unione. Sarebbe bene che anche a destra si levassero voci di dissenso e di critica, per questa frase grave e disonorevole. Mentre scriviamo, gli italiani morti a Nassiriya sono diciotto. Non sono tanti: sono troppi.
E dimostrano che se l’Italia è andata in Iraq per mantenere la pace, oggi è trascinata in una guerra cominciata da George W. Bush e Tony Blair. Leggi
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