Si chiama DreamWorks Interactive: la fabbrica dei sogni interattivi. Ma è davvero tutto ora quel che luccica?
Difficile essere femministe in Boemia. Tra l’idea (falsa) che il regime comunista si proponesse di distruggere la famiglia e una visione folcloristica del femminismo occidentale, la battaglia per l’emancipazione delle donne ha ancora una lunga strada davanti a sé.
La Turchia laica e democratica era considerata fino a qualche anno fa un polo di stabilità nella regione. La questione curda, l’avanzata islamica e la crescente influenza dell’esercito hanno messo in crisi questa immagine.
Un incontro con Palden Gyasto, monaco tibetano che dopo trent’anni di torture, lavori forzati e prigione, è riuscito a fuggire. Adesso vuole che tutti sappiano cosa gli è successo. E che cosa significa l’occupazione cinese della sua terra.
I luoghi comuni sul multimediale sono completamente sbagliati. L’interattività vera non è dare alla gente più contenuti fra i quali scegliere, ma permettere a tutti di crearsi i suoi. Michael Schrage commenta sul Washington Post la nascita di DreamWorks Interactive.
È mezzogiorno al Plateau, il cuore economico di Abidjan. Uomini e donne si affrettano verso gli autobus stracolmi di gente. Tutti corrono, ansiosi di riempire lo stomaco che reclama cibo. E dopo pranzo c’è ancora tempo per ascoltare un po’ di musica.
Sono l’esercito guerrigliero più efficiente del mondo: dopo dodici anni di guerra civile, sono ormai vicini alla vittoria. La chiave del loro successo? Squadre scelte di giovani donne e bambini votati al martirio. Un reportage dell’Independent.
Gli accordi di Washington non hanno cambiato la vita di Gaza. La situazione economica è disperata e la disoccupazione altissima. Ma il successo degli islamici, più che a questo, è dovuto a una riuscita fusione tra nazionalismo palestinese e dogmatismo musulmano.
Non è facile per un occidentale andare in giro a fare foto in Iraq. Si è sempre accompagnati da una guida che ha il compito di selezionare quello che si può o non si può fotografare. Sergio Ferraris, sfuggendo ogni tanto al suo controllore, ha rubato qualche immagine in più.
Il 60 per cento degli italiani non leggono neanche un libro all’anno. Ma in un mercato editoriale così ristretto, diverse case editrici di medie dimensioni mostrano una buona salute sorprendente. All’ombra del colosso Mondadori. Ecco l’editoria in Italia secondo Le Monde.
I giornali hanno accolto con favore i capitali occidentali, soprattutto italiani e svizzeri. Ma poi è arrivata la disillusione: “Gli investitori stranieri sono convinti che, senza una stretta sorveglianza, i giornalisti polacchi siano incapaci di mettere insieme una frase che stia in piedi”.
Per i mezzi d’informazione saper usare i numeri è importante quanto saper usare i verbi. Ma sono pochi i giornalisti e i direttori che se ne rendono conto. Max Frankel, premio Pulitzer nel 1973, racconta gli errori e le approssimazioni più frequenti al New York Times.
Mentre Clinton è sempre più timido nell’aiutare il presidente haitiano, la destra americana cerca di screditarlo. E intanto nell’isola le bande armate spadroneggiano, l’opposizione di estrema destra rialza la testa e la polizia non ha neppure il telefono.
Francois Crémieux è un ventenne francese. Ha fatto il servizio militare con l’Unprofor, a Bihac, in Bosnia. E ha deciso di raccontare la sua esperienza, l’ambiguità del compito dell’Onu nell’ex Jugoslavia e la vita militare.
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