A Nairobi è stato firmato un accordo di cessate il fuoco tra le milizie di ribelli ex Séléka e anti-balaka per fermare le violenze nel paese. Il governo ad interim di Bangui ha rifiutato l’accordo
Almeno cinque persone sono morte nei villaggi del centronord della Repubblica Centrafricana, nel corso di attacchi attribuiti alle milizie peul e agli ex ribelli Séléka. Per sfuggire alle violenze, la maggior parte degli abitanti si è rifugiata nella boscaglia.
Negli ultimi mesi, la regione di Nana Gribizi è stata teatro di violenti scontri tra i Séléka e le milizie anti-balaka. Almeno un migliaio di Séléka sono di base nel capoluogo Kaga Bandoro, al comando dei capi ribelli fedeli al generale Nourredine Adam, numero due del gruppo e vicino al leader ed ex presidente del paese Michel Djotodia, costretto alle dimissioni il 10 gennaio del 2014. Afp
Il governo della Repubblica Centrafricana ha respinto il trattato di cessate il fuoco firmato tra le milizie ex Séléka e anti-balaka a Nairobi, per fermare le violenze del conflitto che ha causato migliaia di morti.
“Il governo non accetta l’accordo di Nairobi perché non è stato incluso nei negoziati”, ha dichiarato il ministro delle comunicazioni Georges Adrien Poussou.
La Repubblica Centrafricana vive una situazione di conflitto da oltre un anno e mezzo, con scontri tra i miliziani anti-balaka, in parte cristiani, e quelli Séléka, in parte musulmani, che nel 2013 hanno deposto il presidente François Bozizé. Nonostante la formazione di un governo di transizione guidato da Catherine Samba-Panza, dall’inizio di ottobre le violenze tra i due gruppi si sono intensificate. Reuters
Un gruppo di ex ribelli delle milizie Séléka, a maggioranza musulmana, e i miliziani anti-balaka, a maggioranza cristiana, hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco per fermare le violenze nella Repubblica Centrafricana. I negoziati si sono svolti a Nairobi, in Kenya, con la partecipazione dell’ex presidente centrafricano François Bozizé e di Michel Djotodia, un ex militante Séléka che lo aveva sostituito con un colpo di stato nel marzo del 2013. Djotodia era stato costretto a dimettersi nel gennaio del 2014 in seguito alle pressioni della comunità internazionale.
“Le parti hanno aderito a un accordo sulla fine delle ostilità, accettando il disarmo, la smobilitazione e il reintegro dei ribelli”, ha dichiarato uno dei mediatori, Kenneth Marende, ex presidente del parlamento keniano. Afp
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