Nel 2030 la Grecia dovrà fare i conti con un debito molto alto, anche se dovesse accettare il pacchetto di riforme e di nuove tasse che le viene richiesto dai creditori. Lo rivelano alcuni documenti riservati, redatti dai tre principali creditori di Atene (Banca centrale europea, Fondo monetario internazionale e Unione europea). Leggi
Atene dovrebbe ripagare entro la mezzanotte di oggi il prestito da 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale, ma non potrà farlo. “Tuttavia ci vorranno almeno sei settimane perché sia dichiarata l’insolvenza”, spiega l’analista economico Eric Chaney alla Bbc.
“Se non si ripaga un prestito al Fondo monetario internazionale, non si dichiara subito il default. Il processo è molto lungo, può durare fino a sei settimane”, aggiunge l’analista.
Se vince il sì, Tsipras potrebbe dimettersi. Il premier Alexis Tsipras ha chiesto ai greci di votare no al referendum che si terrà il 5 luglio, in cui i cittadini dovranno dire se Atene deve accettare il piano di aiuti e riforme proposto dai creditori. Tsipras ha detto che il no del popolo greco rafforzerà i negoziatori greci al tavolo delle trattative e manderà un segnale molto forte contro le misure di austerità imposte da Banca centrale europea, Unione europea e Fondo monetario internazionale. Tsipras ha annunciato che potrebbe dimettersi se dovesse vincere il sì, perché il suo governo non è pronto ad approvare altri tagli alla spesa pubblica. “Se il popolo greco vuole che il suo primo ministro sia umiliato ancora una volta, il premier non sarò io”, ha detto Tsipras in un’intervista a una tv greca. “Rispetteremo il risultato del referendum, ma non saremo noi a metterlo in pratica (se vincesse il sì)”, ha detto il capo del governo.
Un referendum sull’uscita della Grecia dall’euro? Intanto i leader dell’Unione europea, in particolare i rappresentanti di Italia, Francia e Germania, hanno chiarito che il referendum greco è un voto sull’uscita di Atene dall’eurozona e sul ritorno alla dracma. Mentre Tsipras, parlando in tv, ha ribadito che il suo paese vuole restare nella zona euro e che il referendum servirà solo a stabilire se il piano di aiuti proposto dai creditori ha l’approvazione del popolo greco. “Più saranno i no, più i negoziatori avranno delle armi per rilanciare le trattative. La Grecia non ha lasciato il tavolo dei negoziati, è ancora al tavolo delle trattative”, ha detto Tsipras. Ieri intanto sono scese in piazza migliaia di persone ad Atene e a Salonicco, per manifestare il loro appoggio al governo e al “no” al referendum previsto per il 5 luglio.
L’offerta di Jean-Claude Juncker. Secondo alcune fonti di Reuters, a poche ore dal default, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha di nuovo proposto ad Atene di accettare il piano di salvataggio sottoscritto dal Fondo monetario internazionale e dall’Unione europea. Il governo ellenico potrebbe accettare la proposta entro martedì 30 giugno, cioè oggi, in tempo per un vertice di emergenza dei ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione europea. Ma da parte greca non ci sono segnali di apertura.
I mercati in agitazione. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha tagliato il rating della Grecia a CCC- e ha dichiarato che c’è il 50 per cento di possibilità che la Grecia esca dall’euro. Senza l’appoggio della Banca centrale europea, ha detto Standard & Poor’s, le banche elleniche “non sarebbero in grado di effettuare i pagamenti e non potrebbero operare”. Intanto stamattina le borse asiatiche hanno recuperato dopo i forti ribassi di ieri. A pochi minuti alla chiusura, la borsa di Tokyo ha registrato un rimbalzo dello 0,48 per cento. Meglio Shanghai con un recupero del 2,55 per cento, mentre Hong Kong è risalita dell’1,7 per cento. L’indice principale della borsa di Singapore ha registrato un rimbalzo dell’1,15 per cento, mentre l’Australia al termine degli scambi mostra un +0,68 per cento.
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