È morto a Manhattan all’età di 85 anni il sassofonista e compositore Ornette Coleman, tra i più grandi innovatori nella storia del jazz, considerato il padre del free jazz. La causa della morte è stato un arresto cardiaco, come ha scritto il New York Times che è stato avvertito dalla famiglia. “In parte grazie al suo esempio tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta, il jazz si sganciò dalle regole dell’armonia e del ritmo, e guadagnò una maggiore distanza dal repertorio delle grandi canzoni americane”, ha sottolineato il quotidiano newyorchese. La musica di Coleman viene così descritta in “semplici e sfuggenti melodie per piccoli gruppi con un linguaggio intuitivo e collettivo insieme”. Più che altro “una strategia per suonare senza sequenze precostituite di accordi”.
Nato il 9 marzo 1930 a Forth Worth, in Texas, Coleman cominciò a suonare nelle orchestre di rhythm’n’blues e bebop già alla fine degli anni quaranta. Si fece notare molto presto per lo stile non ortodosso con un approccio all’armonia e all’improvvisazione meno rigido dei bopper dell’epoca. Il suo disco di esordio, uscito nel 1958 per la Contemporary, è stato Something else!!! The music of Ornette Coleman in cui suonava già con quelli che sarebbero diventati i compagni artistici di una vita: il trombettista Don Cherry e il batterista Billy Higgins. La libertà dell’approccio melodico e la rivoluzione nella struttura armonica dei brani, introdotte nel primo album, furono presto confermate da altri titoli rimasti nella storia del jazz, come Tomorrow is the question!, The shape of the jazz to come, Change of the century.
Ma fu con l’album Free jazz: a collective improvisation, che Coleman battezzò indirettamente un movimento musicale, che si impose negli anni come un vero e proprio genere: il free jazz appunto. Quando esce, il disco – realizzato da un doppio quartetto jazz con Cherry e Freddie Hubbard alla tromba, Eric Dolphy al clarinetto basso, Charlie Haden e Scott LaFaro al contrabbasso, e Higgins ed Ed Blackwell alla batteria – è l’album più lungo di improvvisazioni mai registrato. A partire dagli anni settanta iniziarono le sue incursioni nel jazz elettrico, con ritmiche rock e funk. Nel 2007 per il suo album Sound grammar vinse il Pulitzer. “I musicisti bebop suonavano accordi, non suonavano movimenti. Io cercavo di suonare idee, accordi, movimenti e note non trasposte”, aveva detto Coleman in un’intervista recente.
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