Il leader dei liberali danesi Lars Lokke Rasmussen ha ricevuto oggi il mandato di formare un governo di minoranza. Nel fine settimana, Rasmussen non è riuscito a crearne uno che coinvolgesse tutti i partiti della coalizione di destra che ha vinto le elezioni del 18 giugno, di cui fanno parte Venstre, il partito liberale di Rasmussen che ha registrato il peggior risultato di sempre, il Partito popolare danese (Df), euroscettico e xenofobo, che ha trainato alla vittoria l’intera coalizione, e le due formazioni minori Alleanza liberale e conservatori.
Il Df ha conquistato il 21,1 per cento dei consensi, che si sono trasformati in 37 seggi in parlamento, 15 in più di cinque anni fa, dei 90 ottenuti da tutta la coalizione. la destra estrema è diventata il secondo partito del paese. Forte di questo risultato, durante le prime consultazioni per formare un governo, il leader di Df Kristian Thulesen Dahl non ha accettato di rinunciare ad alcuni punti del proprio programma, come il controllo delle frontiere per bloccare l’accesso a nuovi migranti e l’aumento degli investimenti pubblici nel welfare.
Tutti gli scenari sono aperti. Rasmussen, che ha avuto il mandato dalla regina, apre nuove consultazioni. I liberali potrebbero provare a tagliare fuori il Df, magari alleandosi con i socialdemocratici della premier uscente Helle Thorning-Schmidt, che comunque restano il partito più votato dai danesi (26,3 per cento). Ma l’estrema destra ha ottenuto molti deputati e un governo che la escludesse dovrebbe fare i conti ogni giorno con il peso del suo veto.
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