Ahmed Ali Rage, soprannominato Jelle, è stato il testimone principale del caso dell’omicidio della giornalista italiana Ilaria Alpi e dell’operatore Milan Hrovatin, uccisi in un agguato a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo 1994. La sua testimonianza nel 1997 ha portato all’arresto nel 1998 e alla condanna di un altro somalo Omar Hashi Hassan per l’omicidio dei due giornalisti. Ahmed Ali Rage non ha partecipato nemmeno al processo e si è reso irreperibile subito dopo aver prestato la sua deposizione, che ora ha ritrattato. Rintracciato da una giornalista Rage ha raccontato che “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”. La presidente dell’associazione Ilaria Alpi Mariangela Gritta Grainer chiede di riaprire il processo che, se la nuova testimonianza di Rage fosse vera, avrebbe portato in carcere un innocente. Leggi
“L’uomo in carcere accusato di aver ucciso Ilaria Alpi è innocente. Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo”. La trasmissione di Rai3 Chi l’ha visto? ha trovato e intervistato il testimone principale del processo per l’omicidio della giornalista italiana Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio, in Somalia, il 20 marzo del 1994.
L’uomo, Ahmed Ali Rage, soprannominato Jelle, era diventato irreperibile subito dopo il processo in cui era imputato per il duplice omicidio un somalo: Omar Hashi Hassan. Ahmed Ali Rage, rintracciato da una giornalista italiana, ha raccontato che “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo del duplice omicidio”.
Ali Rage indicò Omar Hashi Hassan come esecutore dell’omicidio durante un interrogatorio, ma poi non si presentò a deporre durante il processo e fuggì all’estero. Sulla base della testimonianza di Jelle, Hashi fu arrestato e condannato all’ergastolo. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono uccisi da un commando armato il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. La giornalista stava indagando su un traffico di armi tra l’Italia e la Somalia. Per l’omicidio, dopo anni di indagini, è stato condannato Hashi Omar Hassan, arrivato a Roma per testimoniare sulle presunte violenze di militari italiani ai danni della popolazione somala durante la missione dell’Onu Restore hope. Arrestato e rinviato a giudizio, Hassan è stato assolto in primo grado, condannato all’ergastolo in appello e a 26 anni in via definitiva in cassazione. Ansa
Luciana Alpi, madre di Ilaria Alpi, giornalista italiana uccisa a Mogadiscio nel 1994, ha scritto una lettera ai vertici dell’associazione e del premio Ilaria Alpi in cui chiede di chiudere il premio giornalistico perché non è stata fatta giustizia sulla morte della figlia.
Chiedo di “prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’associazione e del mio desiderio che si ponga termine ad iniziative quali il Premio Ilaria Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità”, scrive la madre di Ilaria Alpi, Luciana Riccardi Alpi, in una lettera, spedita il 21 novembre il cui testo, fotocopiato, è stato mandato per posta all’Ansa in una busta senza mittente.
“Pur non avendo un ruolo formale nella vostra associazione e nell’organizzazione del Premio Alpi ho sempre sentito il dovere di seguire la vostra attività e possibilmente collaborarvi, specialmente nei rapporti con l’esterno, al fine di garantirne la rispondenza agli ideali di mia figlia”.
Inoltre, prosegue Alpi, “questo impegno con l’andare degli anni è divenuto particolarmente oneroso, anche per l’amarezza che provo nel constatare che, nonostante il nostro impegno, le indagini in sede giudiziaria non hanno portato alcun risultato”.Ansa
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