Il 4 ottobre gli stati dell’Unione europea hanno approvato l’ultima parte di una riforma delle regole comuni per la gestione dei richiedenti asilo, accelerando un processo che va avanti da anni e che si vorrebbe portare a termine prima della fine della legislatura e delle elezioni europee del prossimo anno.
I rappresentanti dei 27 paesi hanno raggiunto l’accordo a Bruxelles, dopo che l’Italia e la Germania hanno risolto una questione che le vedeva divise sulle organizzazioni umanitarie che soccorrono i migranti nel Mediterraneo.
L’obiettivo dell’Unione europea è far sì che le riforme, da tempo in stallo, diventino legge prima delle elezioni europee del prossimo giugno, che inaugureranno un nuovo parlamento e una nuova commissione europea.
“Oggi abbiamo compiuto un enorme passo in avanti su una questione critica per il futuro dell’Unione europea”, ha dichiarato il ministro dell’interno spagnolo Fernando Grande-Marlaska, in un momento in cui la Spagna detiene la presidenza di turno dell’Unione europea.
“Con l’accordo di oggi siamo in una posizione migliore per raggiungere un accordo sull’intero patto in materia di asilo e migrazione con il parlamento europeo entro la fine di questo semestre”.
Il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas ha definito il testo “l’ultimo anello mancante del pacchetto” e ha esortato gli stati dell’Unione europea e il parlamento a portare avanti i negoziati per approvarlo. “Il tempo sta per scadere”, ha detto Schinas. “Abbiamo bisogno che il patto sia fatto prima che gli europei vadano a votare”.
Il prossimo ciclo politico dell’Unione europea potrebbe coincidere con un cambiamento politico nel parlamento, in seguito all’ascesa dei partiti di destra in diversi paesi dell’Unione europea.
Una volta attuato, il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo prevederà il trasferimento di alcune persone dai paesi come l’Italia e la Grecia verso altri stati dell’Unione europea. I paesi che si oppongono all’accoglienza dei richiedenti asilo, tra cui la Polonia e l’Ungheria, sarebbero tenuti a pagare quelli che accolgono i migranti.
Allo stesso tempo, l’Unione europea cercherà di accelerare l’esame delle domande di asilo, in modo che i migranti ritenuti inammissibili siano rimpatriati nel paese di origine e i tempi massimi di detenzione dei migranti nei centri di frontiera siano estesi rispetto alle attuali dodici settimane.
Le critiche di Polonia e Ungheria
La paralisi politica sulla questione ha causato una frustrazione crescente nel continente che si trova ad affrontare un aumento della migrazione irregolare.
Il recente arrivo di migliaia di richiedenti asilo provenienti dalla Libia e dalla Tunisia sull’isola italiana di Lampedusa ha spinto i 27 paesi europei a trovare un accordo.
L’accordo tra i paesi dell’Unione europea richiedeva solo una maggioranza ponderata, il che significa che l’opposizione di Polonia e Ungheria non ha fatto deragliare l’intesa. Varsavia e Budapest hanno criticato apertamente il punto dell’accordo che prevede l’obbligo di versare dei soldi in un fondo comune per quei paesi che non accettano le quote di ricollocamento.
Il partito di destra al governo in Polonia ha fatto dell’immigrazione una parte importante della sua campagna elettorale in vista delle elezioni politiche e ha indetto un referendum sulla questione. Il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto ha lanciato un altro attacco contro l’accordo europeo: “Chiediamo a Bruxelles di porre immediatamente fine a questa politica migratoria”, ha dichiarato. La migrazione sarà un argomento di primo piano nei due giorni di vertice dei leader dell’Unione europea che si terranno il 5 ottobre a Granada, in Spagna.