Gli Stati Uniti forniranno alle Filippine un aiuto militare da cinquecento milioni di dollari, ha annunciato il 30 luglio il segretario di stato statunitense Antony Blinken nel corso di una visita a Manila.
La cifra, che fa parte di un pacchetto di aiuti da due miliardi di dollari per i paesi della regione stanziato ad aprile dalla camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, servirà a modernizzare le forze armate e la guardia costiera delle Filippine.
Blinken e il segretario alla difesa statunitense Lloyd Austin hanno incontrato il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr., che è impegnato a contrastare un’offensiva di Pechino nel mar Cinese meridionale.
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Marcos si è detto “molto soddisfatto” della cooperazione militare con gli Stati Uniti.
Blinken e Austin hanno poi incontrato i loro colleghi filippini Enrique Manalo e Gilberto Teodoro per delle discussioni più approfondite.
La visita di Blinken e Austin a Manila segue quella effettuata da Marcos a Washington ad aprile. In quell’occasione si era tenuto il primo vertice tripartito tra i leader di Stati Uniti, Filippine e Giappone.
“Non soffiare sul fuoco”
Negli ultimi mesi sono aumentate le tensioni tra Pechino e Manila nel mar Cinese meridionale, soprattutto intorno al Second Thomas shoal, un atollo sommerso delle Isole Spratly. L’esercito filippino dispone dal 1999 di un avamposto militare sull’atollo, in una nave da guerra arenata, per difendere le sue rivendicazioni nella zona.
Nonostante le tensioni, i governi dei due paesi hanno tenuto dei colloqui a luglio e raggiunto un “accordo provvisorio” per il rifornimento delle truppe filippine sull’atollo.
Il 27 luglio, in occasione di un incontro in Laos, il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha chiesto a Blinken di “non soffiare sul fuoco”, riferendosi alla disputa con Manila.
Pechino rivendica la quasi totalità del mar Cinese meridionale, comprese acque e isole che si trovano vicino alle coste di altri paesi, nonostante una sentenza sfavorevole della giustizia internazionale nel 2016.
Anche i governi di Filippine, Brunei, Malaysia, Taiwan e Vietnam rivendicano varie scogliere e isolotti nella zona, che potrebbe ospitare importanti riserve di petrolio.