Il 19 agosto il governo del Nicaragua ha ordinato la chiusura di 1.500 ong, in maggioranza religiose, nel più grande giro di vite promosso dal presidente Daniel Ortega dai tempi del movimento di protesta del 2018.

In base a una decisione del ministero dell’interno, pubblicata sul quotidiano ufficiale La Gaceta, la chiusura delle ong è giustificata dal fatto che “non hanno dichiarato i loro bilanci per periodi che vanno da uno a trentacinque anni”. I beni delle ong saranno confiscati dallo stato.

Più di 5.100 ong sono state sciolte dal 2018, quando il regime ha rafforzato il suo arsenale repressivo sulla scia di un movimento di protesta antigovernativo che ha causato più di trecento vittime in tre mesi, secondo le Nazioni Unite.

Ortega, 78 anni, già al potere negli anni ottanta dopo il trionfo della rivoluzione sandinista, si è insediato nuovamente come presidente nel 2007 ed è stato poi confermato in elezioni che non sono state riconosciute dagli Stati Uniti, dall’Unione europea e dalle principali organizzazioni internazionali.

Tra le ong chiuse il 19 agosto ci sono soprattutto organizzazioni religiose, ma anche di solidarietà, sportive, indigene e di ex combattenti sandinisti. È stata chiusa anche la Croce rossa nicaraguense.

Amaru Ruiz, ex direttore della disciolta ong ambientalista Fundación del Río, che oggi vive in esilio, ha denunciato un “giro di vite contro la società civile”.

“La repressione si sta intensificando”, ha affermato sul social network X Juan Sebastián Chamorro, un ex candidato alle presidenziali che vive in esilio negli Stati Uniti.

Il 16 agosto il governo nicaraguense ha approvato una nuova legge che impone alle ong di operare in un regime di cooperazione con gli enti pubblici.

Il giorno prima un provvedimento simile era stato adottato nel Venezuela di Nicolás Maduro, alleato di Managua.

Dieci preti arrestati

Il governo di Ortega accusa la chiesa cattolica di aver appoggiato le proteste antigovernative del 2018.

Alla fine di luglio un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha denunciato “attacchi sistematici” da parte del governo del Nicaragua contro la chiesa cattolica e altre confessioni cristiane.

Dall’inizio di agosto più di dieci preti sono stati arrestati e molti di loro sono stati espulsi dal paese.