Il 9 agosto un raid della coalizione guidata dai sauditi ha colpito una fabbrica di prodotti alimentari di Sanaa, nello Yemen, dopo oltre tre mesi dall’ultimo bombardamento. Nel raid sono morte almeno 14 persone, tutte dipendenti dello stabilimento. Nel paese da oltre un anno è in corso una guerra tra i ribelli sciiti houthi, sostenuti dall’Iran, e le forze governative, appoggiate dall’Arabia Saudita.

Lo scorso 11 aprile era entrata in vigore una tregua, ma entrambe le parti hanno denunciato più volte violazioni del cessate il fuoco. Il generale Ahmed Assiri, portavoce della coalizione saudita, ha confermato che i bombardamenti sono ufficialmente ricominciati.

L’attacco è avvenuto 72 ore dopo la sospensione dei colloqui di pace mediati dalle Nazioni Unite che si stavano svolgendo in Kuwait, in seguito all’istituzione da parte dei ribelli sciiti e del partito dell’ex presidente Ali Abdullah Saleh di un nuovo governo nel nord dello Yemen.

Secondo l’emittente televisiva saudita Al Arabya il 10 agosto sono stati intercettati due missili balistici lanciati dai ribelli houthi verso l’Arabia Saudita a seguito del raid. I ribelli non hanno ancora rivendicato l’attacco. Si stima che finora la guerra abbia provocato 6.400 morti, 30mila feriti e 2,8 milioni di profughi.

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