Le Spiagge Bianche sono un tratto di costa di circa quattro chilometri, nel comune di Rosignano Marittimo, in Toscana, che si estendono tra le frazioni di Rosignano Solvay e di Vada.
Nella stagione estiva attirano numerosi turisti italiani e stranieri grazie al colore bianco della sabbia e l’acqua cristallina. Ma dietro al paesaggio quasi tropicale si nasconde un grande rischio di inquinamento ambientale.
Secondo il rapporto del programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, il tratto è tra le coste più inquinate del Mediterraneo.
L’insolito colore della sabbia infatti è conseguenza degli scarichi di carbonato di calcio dell’impianto del gruppo Solvay, situato a Rosignano Solvay, a circa un chilometro dalla costa, costruito nel 1912.
Dopo l’attivazione dell’impianto, nel 1914, intorno alla fabbrica sorse un nucleo urbano di strade, case e centri ricreativi, costruiti per ospitare il numero sempre maggiore di impiegati e operai.
Le Spiagge Bianche si sono formate dalla deposizione degli scarichi idrici dell’industria (oggi sono circa centomila tonnellate annue) diretti verso il mare e composti da residui di calcare (circa il 90 per cento del totale), metalli pesanti bioaccumulabili (tra tutti mercurio, arsenico, cadmio, cromo e piombo), ammoniaca e solventi organici.
Gli interessi economici intorno allo stabilimento sono molteplici. Il gruppo Solvay è tra le più grandi aziende chimiche al mondo e la sola sodiera di Rosignano copre la quasi totalità del fabbisogno di carbonato di sodio dell’industria italiana.
Inoltre, la popolazione locale da decenni sfrutta commercialmente l’effetto dell’inquinamento durante l’estate grazie al grande richiamo che garantisce il litorale.
Le foto di Niccolò Cozzi sono state scattate tra il 2014 e il 2015.
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