“L’universo di Gilbert Garcin è un mondo costruito con un paio di forbici, del cartone, e un macchina fotografica reflex di seconda mano”. Nato a La Ciotat, vicino a Marsiglia, nel 1929, dopo la laurea in economia dirige la sua azienda di lampadari. A 65 anni, in pensione, segue un workshop di fotografia al festival di Arles, grazie al quale comincia a conoscere il linguaggio e le potenzialità del fotomontaggio e del bianco e nero, che diventeranno la base del suo lavoro.
Realizzate in studio, con un’illuminazione semplice, le immagini di Garcin si ispirano alle opere di pittori, illustratori e registi di cinema e teatro tra cui soprattutto Jacques Tati e Eugène Ionesco. Al centro delle situazioni ironiche e surreali che crea, Garcin appare come un altro se stesso, chiamato Mister G, che “è sempre disponibile e costa poco”. Mister G indossa sempre lo stesso cappotto e interagisce con il paesaggio circostante, in cui i pochi elementi costruiscono allegorie della condizione umana.
La galleria del Cembalo di Roma ospita una grande mostra dedicata all’opera di Garcin, con immagini scattate negli ultimi vent’anni. L’esposizione, che apre il 16 aprile, durerà fino al 18 giugno 2016.
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