Alida González ha sessantacinque anni, un marito, tre figli, e il frigo vuoto. Vive a Caracas, nel quartiere di Petare. Pochi giorni fa, nella sua cucina c’erano mezzo chilo di pollo, cinque banane, il fondo di una bottiglia d’olio, un pacchetto di riso e un mango. Alida e il marito non sanno quando potranno tornare a fare la spesa. Da mesi si sono abituati a saltare un pasto al giorno. E quando mangiano, mangiano soprattutto riso per compensare la mancanza di proteine: la carne costa troppo e si trova poco. “Con i soldi che ci bastavano per colazione, pranzo e cena, ora possiamo comprare solo la colazione. E nemmeno molto buona”, ha detto González.

L’inflazione altissima e le carenze croniche di un sistema basato esclusivamente sullo sfruttamento del greggio hanno spinto in recessione il paese dell’Opec. Sempre più venezuelani fanno fatica a mettere in tavola tre pasti nutrienti al giorno. Tutte le 1.500 famiglie intervistate in un recente sondaggio hanno ammesso di aver aumentato la quantità di carboidrati nella loro dieta. Il 12 per cento ha smesso di mangiare tre volte al giorno.

Il leader socialista Hugo Chávez aveva investito parte dei proventi della vendita del petrolio in programmi per i poveri. Il suo successore Nicolás Maduro si è trovato impreparato di fronte al crollo del prezzo del greggio, su cui si regge l’economia nazionale. E intanto, 30 milioni di cittadini fanno fatica a comprare latte, uova e carne. Il fotografo della Reuters Carlos García Rawlins lo ha raccontato, entrando nelle loro case, aprendo dispense e frigoriferi.

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