Le donne e i bambini che compiono la pericolosa traversata dal Nordafrica all’Europa per sfuggire alla povertà e ai conflitti subiscono violenze e stupri e soffrono la fame nei centri di detenzione in Libia, che sono dei veri e propri “inferni”. La denuncia viene dall’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, e è contenuta nel rapporto pubblicato oggi “Un viaggio mortale per i bambini”.

A settembre del 2016 erano almeno 250mila i migranti fermi in Libia, la maggior parte dei quali era rinchiusa in campi di detenzione che nel rapporto dell’Unicef sono descritti come “campi di lavoro forzato” o “prigioni improvvisate” dove le condizioni sanitarie sono disastrose. Queste strutture sono spesso controllate da milizie, in conflitto o in collaborazione con i trafficanti di esseri umani. Una situazione di caos che ostacola ogni tentativo di tutela dei diritti umani.

L’Unicef ha intervistato più di cento donne e minorenni rinchiusi in questi centri, la metà dei quali ha dichiarato di aver subìto ripetuti stupri e violenze durante il viaggio. Molti minori hanno dichiarato di essere stati picchiati dagli adulti, e le ragazze sono più spesso vittime di abusi dei maschi. Una volta rinchiusi nelle strutture per migranti, ricevono acqua e cibo di pessima qualità, e rischiano di morire per il freddo e le malattie.

Le foto sono state scattate da Alessio Romenzi tra gennaio e febbraio del 2017 per l’Unicef.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it