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Allison decide di trasferirsi a New York e di accettare un’offerta di stage per una startup che si occupa di tecnologia, con un contratto di un anno e la promessa di rivedere gli accordi sul compenso dopo tre mesi. Di mesi ne passano sei, e nel frattempo, un po’ per fortuna un po’ per intraprendenza, una piccola idea di Allison diventa una delle attività strategiche dell’azienda, e i vertici le chiedono di diventarne la responsabile.

Passato l’entusiasmo iniziale, Allison si rende conto che il suo ruolo ora è cambiato: non è più nella posizione di chi deve solo stare a guardare e imparare un lavoro, ma di chi ha una responsabilità e deve garantire dei risultati. Al cambio di mansione dovrebbe corrispondere anche un cambio di trattamento economico, ma non è così semplice: i suoi capi non ne parlano e per lei è difficile, ora che ha appena ricevuto una grande responsabilità, fare una nuova richiesta, rischiando di apparire ingrata, se non addirittura avida. E non è solo una questione di coraggio, perché l’ostacolo più grande è capire quale potrebbe essere la cifra giusta da chiedere. Come si fa a capire qual è il corrispondente in denaro di quello che pensiamo di poter dare all’azienda per cui lavoriamo?

Che cosa ascoltare. The intern è nato come piccolo podcast autoprodotto da Allison Behringer, che durante i suoi primi giorni di stage nella startup Betaworks aveva cominciato a registrare tutto quello che le succedeva. I primi episodi hanno cominciato a circolare su internet arrivando a migliaia di download e condivisioni, e l’equilibrio nel rapporto tra stagista e azienda è cambiato.

Anche se con questo podcast si sta giocando il posto e forse l’inizio di una carriera, Allison non si ferma agli aspetti superficiali e di costume della precarietà degli stagisti, ma entra in profondità nelle dinamiche che regolano il mercato del lavoro. Si passa da momenti in cui la sua giornata gira intorno a come comprare un materasso e riuscire a portarlo a casa da sola, a momenti in cui indaga e ricostruisce i meccanismi con cui si muovono i soldi tra vecchie aziende in fallimento e nuove startup come quella in cui lavora e che crescono a una velocità vertiginosa.

Quello che nel quarto episodio si presenta come un piacevole colpo di scena, nel quinto diventa l’inizio di una riflessione dolorosa sui processi complicati che contraddistinguono la contrattazione economica nell’era dei freelance.

Cosa fare mentre si ascolta. The intern è un podcast seriale, come una serie tv, per cui l’ideale sarebbe cominciare dalla prima puntata prima di arrivare a questa quinta (è utile, ma non necessario). Se si ascolta in ufficio con i colleghi può essere utile darsi degli abbracci di consolazione quando si sente con quanta serietà sono trattati gli stagisti e quanto vengono retribuiti negli Stati Uniti. Ci si può invece sentire un po’ meno in difetto quando arrivano i colloqui di Allison con i suoi capi, dove il machismo gerarchico e le battutine sessiste purtroppo sono le stesse che sentiamo anche noi sul posto di lavoro ogni giorno.

Momento migliore. “We can talk about it, but it doesn’t mean it’s going to happen!”.

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