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Jojo, Doc, Penny e Stewart hanno una band indie-pop, i Rock Bottoms, che non sembra avere un grande futuro. Come se non bastasse, alla fine di un concerto il batterista, Stewart, annuncia che lascerà la band per un gruppo più famoso.

I tre musicisti rimasti si trovano a un bivio: con pochi cd venduti e concerti semideserti in piccoli bar, devono capire se continuare a suonare o lasciar perdere. Decidono di darsi un’ultima possibilità e mettono un annuncio su Craigslist, “cercasi batterista”, al quale risponde Sammy16, che sostiene di saper suonare qualsiasi genere a qualsiasi tempo e di arrivare sempre puntuale.

I Rock Bottoms gli concedono un provino, ma invece del batterista si presenta un corriere con un pacco che contiene una batteria elettronica. Da quel momento il destino di Jojo, Doc e Penny non sarà più lo stesso, e quello che sembrava un vicolo cieco diventa all’improvviso un viaggio spazio-temporale che lì farà diventare i primi canzonauti della storia dell’universo.

Che cosa ascoltare. Songonauts nasce dall’incontro del podcast di radiodrammi The truth, ideato e prodotto da Jonathan Mitchell, e dal musicista Jonathan Mann, che dal 2009 scrive e pubblica una canzone al giorno sul folle sito Songaday.org. Trascinato dal successo di programmi di storytelling come This american life e dalla missione di racconto sociale della National Public Radio statunitense, il mondo dei podcast americani è cresciuto attorno a forme di racconto legate a storie e persone reali.

In questo scenario The truth ha provato ad aprire uno squarcio di contemporaneità per le fiction radiofoniche, con una formula che sta a cavallo tra il radioteatro e il radiodramma. Riunendo insieme un gruppo di amici attori e un registratore multitraccia, basandosi su una scrittura scenica che lasciava molto spazio all’improvvisazione, Jonathan Mitchell ha portato una ventata di freschezza nella serietà a volte forzata dei documentari da ascoltare. Songonauts è il primo spin-off seriale di The truth, costruito sotto forma di musical science-fiction, che riesce a unire l’antica tradizione di teatro alla radio del Mercury theatre on the air di Orson Welles con una poetica contemporanea figlia della musica su YouTube e della passione imperante per le batterie elettroniche vintage.

Cosa fare mentre si ascolta. Anche se i 20 minuti del primo episodio di Songonauts sono ideali per una passeggiata o per un tratto di viaggio in autobus, magari come intervallo tra altri due podcast più seri, non appena sarete davanti a un computer vale la pena andarsi a vedere la pagina, con una bellissima e semplice grafica che fa venire immediatamente voglia di schiacciare sul tastino per risentirsi l’episodio.

Se lo ascoltate mentre aspettate il vostro batterista in ritardo, è molto probabile che dopo mezz’ora vi ritroviate fuori di un negozio di musica con una batteria elettronica sotto braccio. Se i motivetti di Jonathan Mann vi sono rimasti in testa, potete riascoltare le canzoni separatamente dal podcast. In Italia, e più in generale in Europa, si è smesso di produrre teatro radiofonico, radiodrammi e fiction radiofoniche, con la scusa che “costavano troppo” rispetto al numero di ascoltatori.

Però, bastano un minimo di attrezzatura, un garage, qualche collega appassionato e una buona dose di idee coraggiose e originali per ricordarsi che c’è un’enorme differenza tra il costare troppo e il consentire una speculazione limitata della creatività, e che l’orizzonte è pieno di scenari sonori da immaginare e ascoltatori desiderosi di poterli ascoltare.

Momento migliore.I can’t stop, it’s too funky!”.

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