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Nel 1994 un gruppo di universitari di Los Angeles pubblicò un brano schitarroso dal titolo Buddy Holly. Il video era di un loro amico, un giovane regista di nome Spike Jonze, che con un trucco cinematografico li fece sembrare i protagonisti di una puntata di Happy days. Da quel momento gli Weezer diventarono una rock band stellare. Il cantante e chitarrista Rivers Cuomo entrò nel turbine dello star system, attraversando crisi creative, depressioni, liti furibonde con le case discografiche, operazioni chirurgiche e incidenti in tour. Lo scorso aprile, ventidue anni dopo Buddy Holly, gli Weezer hanno pubblicato il loro decimo album, Weezer (The white album), che contiene anche la canzone Summer Elaine and Drunk Dori.

Per mantenere viva la produzione musicale in un’età in cui il fuoco creativo non è più incendiario come prima, oggi Rivers Cuomo usa una serie di tecniche compositive inusuali: le playlist di Spotify con canzoni che lo incuriosiscono, registrare demo su demo su demo, registrare appunti su fogli di calcolo, usare un generatore di anagrammi per dare i titoli delle canzoni, fare degli assoli con la bocca e poi ricalcarli con la chitarra.

Cosa ascoltare. Song Exploder è un podcast del network Radiotopia, del musicista Hrishikesh Hirway. In ogni episodio chiede a un musicista di sviscerare il processo compositivo di un brano. Per una ventina di minuti l’autore di una canzone deve raccontare la genesi, l’evoluzione, la distruzione e la ricostruzione, la registrazione e la produzione di quel brano. È un’idea semplice, e il racconto del musicista è montato con gli estratti del brano di cui parla: in questo modo le orecchie sono sollecitate da una fame bulimica di ascoltare la canzone di cui si parla, e quando finalmente arriva è come respirare dopo aver trattenuto il respiro per due minuti. Anche per questo i grandi nomi della musica hanno cominciato a chiedere di partecipare al programma per promuovere i loro nuovi album: non solo gli Weezer, ma anche Iggy Pop, Wilco e Bjõrk. La cosa preziosa di questo episodio è che Rivers Cuomo fa ascoltare tutti i demo scartati e le registrazioni fatte prima di arrivare alla versione finale.

Cosa fare mentre si ascolta. Cominciare a mettere in coda sulla piattaforma con cui di solito si ascolta musica l’ultimo White album degli Weezer, e aggiungere subito dopo il The blue album e Pinkerton, perché è il tuo corpo che ti chiede di riascoltare quei due capolavori della musica indie degli anni ‘90.

Negli ultimi dieci anni i canali che ascoltiamo hanno smesso di decidere cosa farci ascoltare: a volte decidono i software, altre volte le case discografiche. Il terreno tra radio e ascoltatori è diventato arido, ed è anche per questo che le novità discografiche si consumano in un lampo. Podcast come Song Exploder sono un fertilizzante necessario per ricostruire la cultura del consumo musicale, perché mentre si ascolta musica si impara ad ascoltare musica, in modo creativo, divertente e per nulla didattico. E gli ascoltatori non aspettano altro che poter rivivere la ricchezza di quel rapporto che un tempo avevano con la loro radio.

Ne abbiamo un esempio anche nella produzione nostrana. La settimana scorsa, per esempio, è partito Feed me strawberries, un piccolo podcast che viene pubblicato su un bot di Telegram. Ogni settimana sul mio telefono arriva una notifica, e attivandola Valentina e Robin mi raccontano per una decina di minuti una canzone a loro scelta, più una rete di aneddoti che la connette con le cose che consumiamo tutti i giorni, dalle lezioni universitarie, ai libri, ai formaggi. Il tutto incorniciato dall’elegante grafica di Mistobosco. È un piccolo embrione che dovrà crescere molto per raggiungere i livelli (e gli ascolti) di podcast come Song Exploder, ma è il segnale che qualcosa di innovativo e autentico si sta muovendo anche in Italia. Sia mai che una brezza di vento della Radio Revolution soffi anche da queste parti.

Momento migliore. “So… here is the solution!”.

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