Mentre il presidente Donald Trump si appresta, con ogni probabilità, a far uscire gli Stati Uniti dall’accordo sul clima firmato a Parigi nel dicembre del 2015, i grandi investitori di Wall street gli fanno sapere che per loro il riscaldamento globale non è una bufala inventata dagli ambientalisti o da scienziati in cerca di notorietà, ma un problema serio di cui le aziende, soprattutto quelle energetiche, devono cominciare a tener conto.

È questo il senso di quanto ha deciso il 31 maggio l’assemblea degli azionisti della Exxon Mobil, il più grande gruppo energetico statunitense e grande oppositore delle politiche sul cambiamento climatico. Come spiega la Reuters, il 62,3 per cento degli azionisti ha approvato una mozione che invita i dirigenti a “fornire più informazioni sul modo in cui le nuove tecnologie e le regole legate al cambiamento climatico cambieranno il giro d’affari” del gruppo. “Questa vittoria, ottenuta con un ampio margine, è stata definita dagli ambientalisti un punto di svolta nella loro battaglia decennale per costringere le aziende energetiche a far sapere come si adatteranno a un’economia a basso consumo di carbone”.

Questa svolta è stata possibile grazie alla “discesa in campo” di grossi calibri di Wall street. Un anno fa la stessa mozione era stata approvata solo dal 38 per cento degli azionisti della Exxon. Invece quest’anno, scrive il Washington Post, è stata appoggiata dai maggiori azionisti del gruppo: i grandi fondi d’investimento BlackRock, Vanguard e State Street Global Advisers. I primi due, in particolare, detengono il 13 per cento della Exxon, per un valore di circa 43,6 miliardi di dollari. Non si sa ancora chi ha votato a favore della mozione, ma nelle scorse settimane i tre fondi si erano schierati apertamente contro i vertici della Exxon, schierati per il no. “Sul suo sito la BlackRock aveva dichiarato che ‘la pubblicazione dei dati sul cambiamento climatico era una delle sue priorità e che la sua pazienza non era infinita’”.

Fondi verdi
Sempre a maggio, inoltre, il fondo aveva appoggiato una mozione simile a quella della Exxon in un altro gruppo di cui è azionista, l’Occidental Petroleum. L’atteggiamento della BlackRock, aggiunge la Reuters, è l’effetto del forte interesse di Wall street per la questione climatica: “Da tempo gli investitori puntano sui cosiddetti ‘fondi verdi’ e su altri veicoli” che finanziano le tecnologie verdi e i progetti ambientali.

Anche se tecnicamente la mozione del 31 maggio non è vincolante, scrive il Financial Times, i vertici della Exxon dovranno rispettarla, anche perché molte altre aziende energetiche hanno già cominciato a valutare le conseguenze del cambiamento climatico sui loro affari. “Lo hanno fatto le principali compagnie petrolifere europee. A marzo, inoltre, la Chevron, il secondo gruppo energetico dopo la Exxon, ha pubblicato un primo studio sul tema, anche se alcuni azionisti hanno contestato il fatto che non fornisce dettagli sufficienti”.

E forse i grandi gruppi energetici in futuro dovranno fare i conti anche con un maggiore attivismo da parte degli azionisti. “Il 31 maggio, tra le mozioni che non sono state approvate, ce n’è stata una che con il 40 per cento ha indicato una minoranza piuttosto consistente: la mozione chiedeva delle regole che semplificassero la convocazione di un’assemblea straordinaria degli azionisti”.

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