Due transenne chiudono la strada e due uomini vestiti di nero sorvegliano che nessuno provi a spostarle per far passare automobili o motorini. “Stiamo qui anche di notte e i lavori non sono cominciati perché l’immobile è sotto sequestro”, dicono. Via Curtatone, a due passi dalla stazione Termini di Roma, è chiusa dal 19 agosto quando è stato sgomberato il palazzo di proprietà del fondo immobiliare Omega, di Fimit Idea, che era occupato dal 2013 da circa duecento famiglie eritree ed etiopi.
Dopo lo sgombero il palazzo è stato messo sotto sequestro dall’autorità giudiziaria perché sono in corso due indagini: una contro quattro persone accusate di resistenza e violenza a pubblico ufficiale e un’altra per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Tuttavia la chiusura della strada – prorogata fino al 20 ottobre e decisa dalla questura di Roma – è del tutto anomala rispetto ai reati che sono contestati. Secondo la questura di Roma, “la strada è chiusa perché sono in corso delle attività”. L’assessore municipale Emiliano Monteverde riferisce che le autorità locali non sono state avvertite del blocco, ma hanno ricevuto una notifica da parte dei vigili urbani con il motivo della chiusura: “Le indagini che sono in corso”. Nel frattempo i vigilanti chiamati dalla proprietà per controllare l’immobile sono in strada davanti alle transenne che sbarrano i due accessi alla strada, anche di notte.
Qualche interrogativo
Antonello Ciervo, avvocato dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), solleva qualche dubbio sulla legittimità della chiusura: “Ormai da più di un mese questa strada è chiusa al traffico, ma per quale motivo? Innanzi tutto il provvedimento che dispone la chiusura dovrebbe essere reso pubblico, perché gli eventi dello sgombero di via Curtatone hanno avuto una rilevanza nazionale. Evidentemente le ragioni sono di ordine pubblico o di pubblica sicurezza, ma a distanza di più di un mese non sembra che ci possano essere i presupposti per la chiusura al pubblico di quella strada”.
L’avvocato dell’Asgi dubita che il blocco del traffico possa essere motivato da ragioni processuali: “Ci sono delle indagini in corso, ma se dei reati sono stati commessi sono avvenuti all’interno dello stabile, non sulla pubblica strada. Se all’interno di qualsiasi edificio occupato di una qualsiasi città italiana si verificano dei reati, la conseguenza non può essere la chiusura della strada per oltre un mese, altrimenti avremmo parecchie strade chiuse e sarebbe impossibile circolare”.
Secondo Ciervo, “alla luce degli elementi in nostro possesso questo provvedimento sembrerebbe essere volto a tutelare più un interesse privato che pubblico, nel senso che l’unico soggetto che beneficia di questa chiusura è un soggetto privato”. Se a questo aggiungiamo, come sembra, che c’è anche un servizio di vigilanza privata a presidiare la pubblica via siamo di fronte “quantomeno a una confusione del ruolo del pubblico e di quello del privato, con il pubblico che sospende la propria autonomia per favorire un privato che si è rimpossessato del proprio immobile e che ha paura che gli venga nuovamente sottratto”.
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