Il 24 aprile la corte di cassazione ha confermato il sequestro della nave Iuventa dell’ong tedesca Jugend Rettet, fermata il 2 agosto in seguito a un provvedimento del giudice per le indagini preliminari di Trapani. La nave era stata bloccata dalla magistratura italiana per un’inchiesta aperta contro il suo equipaggio accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli avvocati dell’ong avevano presentato il ricorso alla corte di cassazione sostenendo in particolare che l’Italia non ha giurisdizione su fatti che riguardano una nave battente bandiera olandese e gestita da un’ong tedesca. Ma il 23 aprile la cassazione ha respinto il ricorso.
Le motivazioni della decisione saranno pubblicate in seguito. “Il ricorso ovviamente non entrava nel merito dei fatti contestati dalla procura di Trapani, contestavamo la legittimità della giurisdizione italiana”, spiega Leonardo Marino, avvocato dell’ong Jugend Rettet insieme a Raffaele Barra.
“Aspettiamo che l’inchiesta si concluda per sapere almeno chi sono le persone indagate, perché l’inchiesta è ancora contro ignoti”, continua Marino. “Siamo profondamente colpiti dalla notizia”, ha dichiarato Sophie Tadeus di Jugend Rettet. “Secondo noi il caso ha motivazioni soprattutto politiche, perché eravamo attivi come ong in uno spazio umanitario che è stato altamente politicizzato”, ha aggiunto Tadeus.
“È uno scandalo che la nave sia ancora sotto sequestro dopo otto mesi”, afferma Philipp Külker, portavoce dell’ong tedesca. “Il numero dei morti e dei dispersi nel Mediterraneo parla da solo e dovrebbe spingere i cittadini europei a riflettere sulle politiche migratorie dell’Unione”, conclude Külker.
Le accuse
Secondo la procura di Trapani nel settembre del 2016 e nel giugno del 2017, durante alcune operazioni di soccorso dei migranti al largo della Libia, c’erano stati dei contatti “tra coloro che scortavano gli immigrati fino alla Iuventa e i membri dell’equipaggio della nave”. Anche se hanno agito solo per ragioni umanitarie e senza fini di lucro, riconosce la procura, gli operatori si sarebbero avvicinati troppo alle coste libiche e avrebbero avuto contatti con i trafficanti per delle “consegne pattuite” di migranti.
L’accusa, che ha prodotto un fascicolo di 500 pagine, sostiene che in uno di questi episodi gli operatori della Iuventa avrebbero lasciato alla deriva tre imbarcazioni in modo che i trafficanti potessero recuperarle e usarle successivamente in altre traversate. Le principali fonti dell’accusa sono le testimonianze e le foto scattate da un agente dei servizi segreti sotto copertura, imbarcato come personale di sicurezza sulla nave Vos Hestia dell’organizzazione umanitaria Save the children, attiva nello stesso tratto di mare.
I magistrati hanno raccolto anche le testimonianze di tre agenti di sicurezza che erano imbarcati sulla Vos Hestia con il contractor privato Imi security service e che avevano mandato un rapporto ai leader della Lega e del Movimento 5 stelle, oltre che al capo dei servizi segreti italiani. Nel fascicolo della procura sono state acquisite anche le intercettazioni di telefonate tra gli operatori umanitari di diverse ong, impegnati nei soccorsi.
La scorsa settimana una ricostruzione video fatta dal gruppo di ricercatori Forensic Architecture ha in parte contraddetto le accuse della procura di Trapani attraverso un lavoro d’inchiesta durato otto mesi che ha incrociato materiale video, audio e fotografico proveniente da diverse fonti. Il sequestro della nave ha fermato le operazioni di salvataggio dell’ong tedesca, ma non sono mai partiti degli avvisi di garanzia e l’inchiesta è ancora contro ignoti.
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