La procura di Agrigento ha aperto un’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione, in particolare il reato di resistenza all’ordine di arresto emesso da una nave da guerra contro la comandante della SeaWatch 3 Carola Rackete. Il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella è arrivato a Lampedusa intorno alle 15 per occuparsi dell’indagine. “Interrogherò presto la comandante”, ha detto Vella, prima di entrare nell’ufficio della guardia di finanza di Lampedusa. È previsto per il 29 giugno l’interrogatorio della comandante Rackete.
“Abbiamo appreso dell’inchiesta e dei capi d’imputazione da fonti di stampa, i nostri avvocati non hanno ancora ricevuto nulla”, afferma Giorgia Linardi, portavoce dell’organizzazione umanitaria SeaWatch. “Speriamo che questo porti a degli sviluppi rapidi e almeno alla conclusione di questa vicenda, che è quello che si augura anche la comandante”, continua Linardi. Come è successo in passato, infatti, spesso l’apertura dell’indagine per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina ha portato al sequestro probatorio della nave, disposto dall’autorità giudiziaria. Questo di fatto permetterebbe lo sbarco dei naufraghi, soccorsi al largo della Libia, e bloccati al largo delle coste italiane per quindici giorni. Rackete ha saputo di essere indagata da Linardi al telefono: “Paradossalmente la sua unica preoccupazione è che questa situazione finisca il prima possibile: è preoccupata per la salute delle persone a bordo, teme che qualcuno si butti in acqua. È molto stanca, dorme pochissimo, è molto consapevole di quello a cui va incontro”.
Uscire dal vicolo cieco
La portavoce di SeaWatch aggiunge che dal 26 giugno l’equipaggio non ha ancora ricevuto nessuna sanzione: “Siamo entrati nelle acque territoriali italiane il 26 giugno, ma non ci è stata notificata ancora nessuna multa. Pur di non far sbarcare le persone, perché questo succederebbe se ci notificassero la multa, non si sta nemmeno applicando il decreto sicurezza bis”.
L’avvocato della SeaWatch Alessandro Gamberini giudica positivamente l’intervento dell’autorità giudiziaria: “Credo che l’indagine penale ci consentirà di far valere le nostre ragioni, di uscire finalmente da questo cul de sac in cui eravamo precipitati da giorni. Non siamo contenti che si sia aperta un’indagine, ma siamo sicuri di riuscire a dimostrare, com’è accaduto in passato, che la comandante ha agito in linea con le leggi internazionali, leggi che non possono essere violate da nessuna ordinanza”. Secondo Gamberini Carola Rackete, non avendo ricevuto nessuna indicazione di un porto di sbarco né da Malta né dall’Italia, “ha aspettato fin troppo a entrare in porto, visto lo stato di necessità e la situazione a bordo”.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it