Negli Stati Uniti sta aumentando l’energia ricavata da fonti alternative. Oggi, scrive Ensia, circa il 15 per cento dell’elettricità prodotta nel paese proviene da queste fonti, in particolare l’eolico, il solare, il geotermico, l’idroelettrico e le biomasse (per un totale di 64 milioni di megawattora su 411 nel luglio del 2019). Dieci anni fa le fonti alternative costituivano solo il 9 per cento della produzione. Il problema è che la rete elettrica non è pronta per la transizione dalle fonti fossili a quelle alternative. L’insieme di centrali, linee ad alta tensione, sottostazioni e linee per la distribuzione è ancora in fase di rinnovamento.
Adeguare la rete è fondamentale per combattere l’emergenza climatica, ma non è facile aggiornare un’infrastruttura che è usata da molte aziende e composta da più reti. Inoltre, il sistema è stato ideato per distribuire l’elettricità prodotta a livello centrale verso utenti periferici. Ma le fonti alternative, soprattutto il solare e l’eolico, funzionano meglio se ben distribuite sul territorio. Infine le caratteristiche del solare e dell’eolico rendono necessario ridistribuire dove la domanda è alta l’energia in eccesso prodotta in alcuni periodi. L’aggiornamento della rete comporta quindi il coordinamento tra regioni e operatori diversi. Per adeguarla alle nuovi fonti bisognerà usare tecnologie che rafforzino le linee e produrre grandi quantità di batterie al litio, per distribuire l’energia in modo più efficiente.
Questo articolo è uscito sul numero 1331 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati
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