Massimo Pericolo è nel camerino del festival Rock in Roma. Ha appena finito il soundcheck ed è seduto su un divano, a torso nudo. Ha i pantaloncini bianchi di acetato e scarpe da ginnastica nere. Tra poche ore si esibirà e condividerà il palco con Ketama126, Speranza e altri nomi emergenti del rap italiano. “Quando ho fatto i primi concerti in questi mesi ogni volta ero tesissimo prima di salire sul palco. In passato ero stato in ansia un sacco di volte, ma mai per una cosa così bella”, racconta il rapper.

Mentre parla Alessandro Vanetti, “Vane” per gli amici, classe 1992, fissa spesso il pavimento, come se volesse proteggersi da sguardi indiscreti. Ma è sempre molto gentile e pacato. Quando rappa invece è diverso: è frontale, arrabbiato e provocatorio. Nelle sue canzoni racconta con minimalismo feroce le esperienze difficili della sua vita passata: il carcere, la droga, la depressione, la voglia di rivalsa sociale. Il verso “Voglio solo una vita decente” che chiude il suo singolo 7 miliardi è una specie di disperato manifesto generazionale, una richiesta d’aiuto che va ascoltata.

Il disco d’esordio di Massimo Pericolo è uscito ad aprile e s’intitola Scialla semper, come l’operazione antidroga che ha portato al suo arresto nel 2014 e per la quale si è fatto due anni tra carcere e arresti domiciliari. Gran parte dei brani dell’album sono stati scritti in quel periodo. Massimo Pericolo ha registrato l’album insieme ai produttori Phra (Crookers) e Nic Sarno. Scialla semper è un disco di rap crudo dal punto di vista dei contenuti, ma con arrangiamenti pregevoli, come nel caso di Sabbie d’oro, registrato insieme a Palazzi D’Oriente, Fight Pausa, alla band Deaf Kaki Chumpy e a Generic Animal, che canta il ritornello.

Nel giro di pochi mesi l’album ha conquistato la critica ed è stato lodato da molti rapper italiani, a partire da Marracash. E per il musicista si sono aperte porte per nuove collaborazioni: dopo il singolo Scacciacani con Ketama126, Massimo Pericolo è stato anche tra gli ospiti di Machete mixtape vol 4, la compilation curata da Salmo che è arrivata in testa alle classifiche italiane: nel brano Star wars ha rappato insieme a uno dei suoi idoli, Fabri Fibra. Perfino artisti insospettabili come Vasco Brondi, un tempo noto come Le Luci della Centrale Elettrica, hanno parlato bene di lui.

Massimo Pericolo viene da Brebbia, vicino a Varese. È un rapper orgogliosamente di provincia. “Brebbia non è un posto diverso da altri piccoli paesi. La provincia italiana è un mondo a parte rispetto a quello delle città, però ci vive un sacco di gente. Numericamente, noi provinciali siamo molti di più di quelli di città. Quando descrivo Brebbia in brani come Sabbie d’oro, Amici o Totoro, un pezzo di qualche anno fa che non ho messo nel disco, cerco di dar voce a persone come me, che fino a oggi erano stare ignorate”, spiega.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Ogni tanto il rapper si ferma e beve un sorso di birra. In sottofondo si sente il rumore martellante del condizionatore, mentre fuori si sente la musica che esce dal camerino di Ketama126 e il rapper di Caserta Speranza gira per il backstage insieme alla sua crew. Massimo Pericolo fa musica da tanti anni, già da prima di finire in carcere. “Mi sono avvicinato al rap con 8 mile, il film con Eminem. L’ho visto quando abitavo a Catania con mia madre, all’epoca avevo otto anni”, racconta, “quindi all’inizio per me il freestyle era quasi un obbligo, ma quello non era il periodo storico giusto per farlo, non c’era neanche mercato. Quando poi sono arrivati Fabri Fibra e Mondo Marcio le cose sono cambiate, e io nel frattempo mi ero trasferito al nord. Però non trovavo nessuno con cui esercitarmi. A un certo punto mi sono rotto il cazzo di fare freestyle contro me stesso e quindi ho cominciato a scrivere testi. In quel modo potevo dire più cose. Non ho un messaggio morale da mandare, solo il mio messaggio. Se non fosse esistito il rap forse avrei fatto lo scrittore. Ho bisogno di raccontarmi, forse è anche per questo che vado dalla psicologa. Se mi chiedi cos’è il rap per me ho una risposta semplice: è la mia vita”.

Non ci sono messaggi politici nelle canzoni di Scialla semper. Massimo Pericolo non va a votare (nel video di 7 miliardi ha bruciato la sua vera tessera elettorale) e dichiara che “nessuno lo rappresenta”. Ma descrivendo quello che lo circonda dà uno spaccato ben preciso della società: quello di una gioventù disillusa, diffidente nei confronti dello stato e soprattutto delle forze dell’ordine. Nello stesso video c’è un omaggio a Giuseppe Uva, l’operaio morto il 14 giugno 2008 nel reparto psichiatrico dell’ospedale dopo aver passato una notte nella caserma dei carabinieri a Varese. Ma lui preferisce non sentirsi tirato in ballo su queste questioni: “Non faccio musica per motivi politici. Ho parlato di Giuseppe Uva perché è una cosa che mi riguarda personalmente. Era lo zio di un mio caro amico, l’hanno ucciso ed è una cosa pesante per tutti noi”, dice.

Lo stesso discorso vale per il carcere, un’esperienza che l’ha segnato e che ricorre spesso nelle canzoni: “Per me non è facile parlare della prigione, ma non mi tiro indietro, perché è un argomento importante. Se ci fosse in carcere un ragazzo che vuol rappare gli direi che non c’è un momento migliore per scrivere dei testi: l’unica cosa che hai a disposizione in carcere è il tempo. Invece che pigliarsi il Tavor e dormire tutto il giorno puoi fare delle cose, lavorare su te stesso, perfino diventare una persona migliore”.

Il tour estivo di Massimo Pericolo proseguirà fino alla fine d’agosto. Poi ce ne sarà uno invernale al chiuso, ma le date non sono ancora state annunciate. E le nuove canzoni? “Io lavoro sempre. Ho alcune cose pronte e diverse idee in ballo, quindi penso che uscirà qualcosa nei prossimi mesi, ma non posso anticipare nulla. Farò una collaborazione con Marracash nel suo nuovo album. Per me è un onore, sono cresciuto ascoltando i suoi dischi”, conclude il rapper.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it