Durante la 76ª edizione della Mostra del cinema di Venezia ho visto 18 film in sei giorni. Ci si può stare, ma si poteva fare meglio. In linea con il verdetto della giuria, il film che ho preferito è stato Joker di Todd Phillips: sono uscito dalla proiezione con la voglia di crogiolarmi nelle sue suggestioni. Ne ha fatto le spese Adults in the room di Costa-Gavras (fuori concorso), film sul complicato rapporto tra Yanis Varoufakis e l’Eurogruppo. È stato proiettato subito dopo, e meritava una diversa concentrazione.
All’inizio di Joker, quando si parla di uno sciopero della nettezza urbana che sta trasformando Gotham in una grande discarica, non ho potuto fare a meno di pensare ai cassonetti che traboccano in tutta Roma. Qualcuno ha voluto vedere nel film degli attacchi al sistema politico e sociale. Ma forse possiamo parlare semplicemente di un cinecomic rivolto a un pubblico più adulto del solito. Semmai, in questo senso, Joker è un’ulteriore dimostrazione che al cinema l’universo dei fumetti sta inghiottendo il nostro. Lecito quindi aspettarsi, prima o poi, Wonder Woman sfida l’Eurogruppo, Spiderman contro l’Ama o magari una commedia intimista sulla crisi del matrimonio tra Batman e Robin.
Assurdità a parte, gli autori di Joker sono stati abili a creare un antieroe con cui ci s’immedesima in pieno. Così come succedeva con il protagonista di Taxi driver, Travis Bickle, e ancora di più con Rupert Pupkin di Re per una notte. Due personaggi a cui Joker si rifà esplicitamente e che rendono ben poco casuale la presenza di Robert De Niro nel cast del film. Probabilmente puntare sull’empatia (con l’aiuto di Joaquin Phoenix) era l’unico modo per andare oltre il personaggio interpretato da Heath Ledger nel Cavaliere oscuro di Christopher Nolan. Poi ci sarebbe il discorso del superamento dell’altro Joker, quello interpretato da Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton. Ma per non fare spoiler è meglio rimandare.
Joker ha meritato il suo Leone d’oro. Anche per via della concorrenza. In realtà quasi tutti i film che ho visto, per un motivo o per un altro, mi sono piaciuti. Compreso l’assurdo cartone animato N. 7 Cherry lane di Yonfan. O addirittura il famigerato The painted bird (169 minuti di violenza quasi grottesca), che tuttavia non consiglierei.
Consiglierei invece J’accuse di Roman Polański, filmone che dopo un’iniziale freddezza ora vorrei rivedere, Ema di Pablo Larraín e About endlessness (soprannominato “il piccioncino”) di Roy Andersson.
Tuttavia, cedendo a un’indebita metafora pugilistica, direi che Joker è un grande peso medio, ma forse quest’anno al Lido non c’erano pesi massimi.
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