Ci sono voluti due anni perché si facesse chiarezza sul verdetto che in primo grado condannava l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, a una pena molto severa (tredici anni e due mesi di carcere) per reati gravissimi come associazione a delinquere, truffa, peculato, falso e abuso d’ufficio. L’11 ottobre Lucano è stato assolto dalle accuse più gravi e la pena è stata ridotta a un anno e sei mesi – sospesa con la condizionale – dal tribunale d’appello di Reggio Calabria, che ha emesso la sentenza dopo molte ore di camera di consiglio. Gli altri 17 imputati sono stati assolti.

Nell’ottobre 2022 la procura generale aveva chiesto la condanna a dieci anni e cinque mesi di reclusione per presunti illeciti nella gestione dei progetti d’accoglienza dei migranti, ma la corte d’appello presieduta dalla giudice Elisabetta Palumbo ha ridotto in maniera significativa la pena e l’ha sospesa con la condizionale, mettendo fine a una vicenda molto dolorosa per l’ex sindaco, diventato famoso in tutto il mondo per la sua idea di ripopolare i paesi abbandonati delle aree interne calabresi costruendo centri d’accoglienza per richiedenti asilo e sostenendo attività lavorative.

“È la fine di un incubo che in questi anni mi ha abbattuto tanto, umiliato, offeso”, ha commentato Lucano, che ha aspettato il verdetto a Riace, mentre fuori dal tribunale di Reggio Calabria molti attivisti si erano radunati dalla mattina per aspettare la sentenza.

“Il fatto non sussiste per le accuse di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, trasporto rifiuti e tanti altri reati per cui era stato condannato. Mimmo Lucano è stato assolto da tutte le accuse gravi. Giustizia è stata fatta nei confronti di un uomo che ha sempre lavorato nell’unico ed esclusivo interesse del bene comune e della difesa dei più deboli”, hanno commentato gli avvocati di Lucano, Andrea Dacqua e Giuliano Pisapia.

“Non a caso nelle nostre arringhe abbiamo parlato di ‘accanimento non terapeutico’ nei suoi confronti e di uno stravolgimento dei fatti anche dovuto a un uso distorto delle intercettazioni. È stata ristabilita la verità. Esiste un giudice anche in Calabria”, hanno concluso.

Secondo Giovanna Procacci, professoressa di sociologia in pensione, che ha seguito tutto il processo contro Lucano come osservatrice per il Comitato 11 giugno di Milano, la sentenza di secondo grado è “clamorosa, perché riduce a un decimo la pena richiesta dall’accusa e ribalta il giudizio di primo grado”. Procacci, che ha scritto il libro Processo alla solidarietà. La giustizia e il caso Riace (Castelvecchi 2023), esprime la sua soddisfazione: “L’11 ottobre abbiamo aspettato per ore la sentenza, avevamo capito che in camera di consiglio stava succedendo qualcosa di grosso”.

Questo dimostra che le accuse contro l’ex sindaco erano “infondate”, sostiene Procacci. Le anomalie del processo sono state molte: “Nel caso Lucano sono state intercettate e trascritte le conversazioni degli indagati con giornalisti, magistrati, uno degli avvocati, un viceprefetto, l’ex portavoce della presidente della camera. Inoltre, sono state riportate anche conversazioni private di Lucano, non rilevanti. Con calma bisognerà fare una riflessione approfondita su quello che è successo per cinque anni ai danni dell’ex sindaco di Riace”.

Lo scopo era politico: “Si voleva colpire un modo di fare accoglienza, un modello”. Ma a Riace nessuno si è mai fermato, anche nei momenti più difficili: “Lucano ha continuato a fare attività di accoglienza, grazie a un fondo raccolto dall’ex senatore Luigi Manconi. Non si è mai fatto scoraggiare del tutto e ha continuato a tenere in vita il progetto anche tra molte difficoltà”.

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