01 ottobre 2016 13:30

È stato ospitato venerdì 30 settembre ore 11.00 alle 11 nel cortile del Castello Estense il primo degli incontri del Festival di Internazionale trasmessi in diretta da Radio3.
Con il titolo “Donne che contano” l’appuntamento rientra in uno dei filoni che connotano questa edizione 2016, lo sguardo di genere. Protagoniste sul palco quattro donne a vario titolo impegnate professionalmente ad analizzare e raccontare situazioni di conflitto e immigrazione in diverse aree del mondo. Ad intervistarle era la giornalista Anna Maria Giordano.

Ad Horia Mosadiq, attivista per i diritti umani e giornalista afgana che lavora dal 2008 con Amnesty international e ha fondato nel 2013 l’ong Safety and risk mitigation organization, è stato chiesto un commento sul processo di pace in atto nel suo paese. È di ieri, infatti, la firma del documento di pace stipulato tra il presidente afghano Ashraf Ghani ed il leader di Hezb-e-Islami (HIA), Gulbuddin Hekmatyar.

Dopo mesi di negoziati, il movimento armato si è impegnato ad abbandonare le ostilità ed ha accettato la Costituzione afghana. Mosadiq non ha mostrato reticenze nel dubitare delle prospettive di un accordo che ha come firmatari un politico che non ha mai rispettato i diritti umani e il capo di un gruppo estremista dedito alla guerra.

“Ho vissuto sempre nella guerra” spiega “e mi sono sempre dovuta confrontare con persone che violavano i diritti più elementari. Sono stata minacciata e così anche i miei familiari ma ho deciso di rimanere, per dare voce a chi subisce il conflitto e soffre. Oggi abbiamo una situazione che sembra sia di maggiore libertà, non viene punita una donna che non indossa il velo o un uomo che non porta la barba, ma la realtà è che abbiamo avuto 5mila vittime tra la popolazione civile nell’ultimo anno”.

Di analisi dei conflitti si occupa International Crisis Group in rappresentanza del quale è ospite oggi Comfort Ero, laureata in scienze politiche alla London School of Economics e direttore del programma per l’Africa nell’ambito della organizzazione. Analizzare da un punto di vista totalmente indipendente le variabili che determinano situazioni di crisi in uno specifico contesto e individuare possibili spunti e motivi di risoluzione degli attriti è la mission di ICG nato 20 anni fa all’indomani della fine della guerra fredda.

Qual’è il suo parere sul ruolo dell’Europa sul tema migrazioni? Ero è molto chiara nel rispondere “Consistenti flussi migratori esistevano ben prima che l’Europa ne prendesse coscienza. Ne sono un esempio i flussi da Zimbabwe e Somalia verso il Sudafrica. La situazione migratoria che investe l’Europa è sintomo di una crisi piu globale, è una realtà che prima di arrivare al nord del mondo ha investito il sud. Ogni paese fonte di migrazione ha dinamiche proprie e dobbiamo saper distinguere la migrazione economica da quella determinata da persecuzione, violazione dei diritti e delle libertà. Solo comprendendo appieno il fenomeno potremo aiutare i singoli stati a trovare delle soluzioni che agiscano a livello locale con beneficio globale, appunto”.

Ranjeni Munusamy, giornalista sudafricana che lavora per il Daily Maverick, principale giornale online del paese, ha offerto uno sguardo sulla parte di Africa dalla quale proviene. Declino economico e progressiva perdita del potere dell’African National Congress fondato 22 anni fa da Nelson Mandela insieme alla diffusa corruzione sono i motivi della crisi che oggi investe il Sudafrica e provoca proteste di piazza, la più recente tra gli studenti universitari. ‘“Quello che facciamo noi del Daily Maverick” spiega Munusamy “è raccontare i fatti proponendone un’analisi. Le persone attraverso i nuovi media vogliono non solo conoscere le notizie ma capire, formarsi una opinione e noi proviamo a farlo insieme a loro”.
Si definisce mediapatica Donata Columbro, giornalista italiana esperta di nuovi media e da questa definizione è nato il nome del suo blog. A lei viene chiesto come usare gli strumenti che abbiamo a disposizione per raccontare quel che accade nel mondo. Secondo Columbro avere i mezzi significa anche avere la responsabilità: “Il rischio è che ci troviamo a leggere e a condividere notizie ma poi non facciamo niente altro”. Per questo la sua scelta giornalistica è andata verso l’informazione associata al tentativo di aiutare le persone in situazione di conflitto a raggiungere i loro obiettivi. Coinvolgimento, quindi, come è recentemente accaduto per aiutare le popolazioni colpite dal terremoto del centro Italia. Un gruppo su web, formato da competenze diverse ed utilizzando l’applicazione Open street map, si è reso utile per localizzare verificare i bisogni di beni di prima necessità.

Irene Marcello

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