“E’ scandaloso che il continente che racchiude una delle popolazioni più ricche al mondo si spacchi in due sulla necessità di aiutare persone che fuggono da guerra e persecuzione”. Questa è l’affermazione forte di Stefano Manservisi, capo di gabinetto dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, nel corso del Festival di Internazionale. “L’Europa deve preparare una fluidità di movimento dei flussi migratori, non solo perché è una questione di diritti umani in base alla convenzione di Ginevra, ma anche perché, se non lo fa, quello che sta accadendo ora sarà nulla rispetto a quello che accadrà tra dieci anni”.
Si discute di come l’Europa debba affrontare l’immigrazione del prossimo futuro al Teatro Comunale, domenica 2 ottobre alle 14. Oltre a Manservisi, partecipano al dibattito Loris De Filippi di Medici Senza Frontiere, Andrea Böhm, giornalista tedesca del settimanale Die Zeit, e Nick Malkoutzis, giornalista greco e direttore di MacroPolis. Il dibattito, illustrato dai disegnatori Mauro Biani, Marilena Nardi e Marco Tonus, è stato moderato dalla giornalista Eva Giovannini.
“ll cinismo della politica europea sull’immigrazione sembra non avere fine” concorda De Filippi. Secondo il presidente di MSF è inconcepibile che 500 milioni di abitanti in Europa non siano in grado di assorbire 130.000 persone l’anno - il numero di migranti che è arrivato sulle nostre coste l’anno scorso - quando la Turchia ne accoglie ben tre milioni. E critica l’accordo dell’UE con la Turchia che lede i diritti umani consegnando persone a un paese in una deriva autoritaria e anti-democratica. “Stiamo dando sei miliardi di euro alla Turchia, perché questa si occupi dei rifugiati siriani, facendo una gestione del residuale, senza alcuna valutazione di come la Turchia operi in pratica. Questo, lungi da risolvere il problema, significa buttare la polvere sotto il tappeto”.
Il cinismo dell’Europa è criticato anche dal rappresentante europeo: “Quando i flussi migratori sono cominciati, l’Europa è rimasta a guardare la Turchia assorbire i migranti senza fare nulla; abbiamo pensato - beh se li tengono loro, a noi va bene così”. Questa, secondo Manservisi, è stata mancanza di lungimiranza. “Avremmo dovuto ragionare con la Turchia in quel momento” aggiunge.
Su questo punto concorda la giornalista Böhm, quando sostiene che ad Angela Merkel oggi probabilmente dispiace di non essere stata più proattiva. “L’accordo” dice “è arrivato troppo tardi, quando l’Europa era già ricattabile perché la migrazione era già cominciata”. Tuttavia, la giornalista tedesca riconosce che per il cancelliere tedesco sarebbe stato molto difficile proporre ai suoi cittadini un accordo per l’entrata dei migranti in Germania prima che l’emergenza-rifugiati arrivasse in Europa. “I partiti populisti di estrema destra cavalcano xenofobia e razzismo rubando voti alla Merkel e mettendola in difficoltà”. Böhm si chiede cosa sarebbe successo se, come volevano questi partiti, la Germania avesse chiuso le frontiere, e avesse bloccato tutti i profughi siriani a Budapest. “Quello che ha fatto la Germania è stato decidere di non chiudere le frontiere, che non è dare via libera ai rifugiati”.
Scelta diversa da quella che ha fatto l’Ungheria con la costruzione di un muro contro quella che definisce invasione mussulmana che, a suo dire, compromette la sua identità nazionale. Argomentazioni che sono usate dai partiti populisti emergenti in tutta Europa. “Finchè il punto della discussione rimarrà l’essere pro o contro i rifugiati, in una sorta di dicotomia morale, il dibattito rimarrà inintelligibile a una parte della popolazione.” Afferma Böhm, secondo la quale l’indignazione non basta. Occorre fare il passo successivo, passando dall’osservazione statica di quello che succede nelle regioni più calde del mondo all’assunzione di misure concrete che, fermando la mattanza, aiutino le persone a rimanere nel loro paese. “La domanda è a quanti dei nostri privilegi noi, Europei, siamo disposti a rinunciare per aiutare i migranti economici a rimanere nel loro paese” continua Böhm.
“Serve una strategia comune, per costruire, insieme, una via legale per accogliere i profughi” afferma De Filippi. La presenza di più Europa è vista come necessaria anche dal giornalista greco Malkoutzis: “La Grecia è stata inizialmente accusata dall’Europa di non fare abbastanza per fermare il flusso migratorio, poi è stata isolata perché i paesi confinanti hanno chiuso la via ai migranti, lasciando a noi il compito di gestirli”. Più Europa significa che gli interessi individuali dei diversi paesi non devono collidere contro l’interesse comune, unica via, secondo Manservisi, per non distruggere la casa europea e il nostro futuro in questo continente.
Barbara Zambelli