04 ottobre 2016 19:33

Sicurezza e rischi per gli operatori umanitari che lavorano in territori di guerra al festival domenica 2 ottobre.

Christophe Boutonnier del World food programme, Chris Kemp della Bbc e Michaël Neuman di Medecins Sans Frontieres sono stati gli ospiti dell’incontro moderato da Lucia Goracci di RaiNews24. Tre diverse professioni che si trovano ad affrontare tutti lo stessa problema: la mancanza di sicurezza nelle zone di crisi.

Se fino a qualche anno fa indossare una maglietta di Medici Senza Frontiere era garanzia di immunità ora non è più un elemento sufficiente. Michaël Neuman ha sostenuto che oggi è quanto mai necessario che le azioni umanitarie passino attraverso la politica. L’attività infatti non può limitarsi a interventi tecnici o alle campagne di sensibilizzazione che seppur utili non sono più sufficienti.

Nonostante buona parte degli studi condotti negli ultimi anni dichiari che le guerre attuali causino molti meno morti rispetto a quelle del passato (fatta forse eccezione il conflitto siriano) la realtà è tutt’altro che rosea. Inoltre l’azione umanitaria è cresciuta fino a diventare un’industria che coinvolge molte più persone e le porta sempre più dentro i luoghi del conflitto aumentandone l’esposizione. Tutto questo spinge il settore umanitario a considerare il rischio un elemento insito nella professione e come tale viene trattato. Continua Michaël Neuman “mutuando concetti propri dell’impresa e del business il rischio diventa una condizione normale, sottoposta all’analisi dei costi e benefici, con una progressiva accettazione delle perdite”. Allo stesso tempo si sta lavorando per aumentare le condizioni di sicurezza facendo leva sulle esperienze pregresse, sulla formazione, sull’analisi di dati e statistiche e nel contempo anche su casi singoli che hanno fatto storia.

“La difficoltà più grande del World food Programme” – afferma Christophe Boutonnier – “è che è legato all’ONU e quindi assume agli occhi di tutti una connotazione politica e da questo deriva la difficoltà di far passare i convogli”. Gli aiuti con lanci via aerea? “Sono molto costosi e troppo approssimativi o vengono facilmente intercettati e non raggiungono i destinatari desiderati” – evidenzia Christophe Boutonnier. Anche per la sua professione è entrata in gioco la parola rischio “un tempo era tabù oggi almeno si sta in silenzio” rileva. Tutto il personale che partecipa al World food Programme deve essere seguito, accuratamente selezionato valutandone l’esperienza e le condizioni psicofisiche.

Anche per i giornalisti, almeno nell’esperienza della BBC che conta 13 giornalisti morti negli ultimi quindici anni – racconta Chris Kemp - la sicurezza è diventata un elemento imprescindibile. Oggi c’è una équipe che si occupa della valutazione del rischio nelle zone dove devono andare gli inviati che sono anche seguiti sui luoghi da un consulente che offre loro assistenza.

Elisa Bianchi

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