Nelle periferie parigine i valori della Francia restano solo parole, dice lo scrittore marocchino Fouad Laroui.
Qual è stata la sua reazione agli attentati del 13 novembre 2015?
Ero in Francia e ho vissuto quei giorni in prima persona. Ci sono state manifestazioni in tutto il paese, c’è stato un sussulto. I francesi hanno vissuto un momento di unità nazionale per difendere i loro valori, cioè tutte le libertà, in particolare quella di coscienza e di espressione. Ci sono stati due sentimenti: disperazione e voglia di reagire.
Perché gli autori erano francesi?
Sì, il problema è lì. È abbastanza semplice avere un nemico esterno, può essere identificato e avere una linea del fronte chiara. Si può anche prendere in considerazione di negoziare con un nemico esterno. Ma quando il nemico è interno… Questo è ciò che ha sconvolto molti francesi: scoprire che in Francia c’è un intero nucleo di persone che nega i valori della Francia.
Cosa pensa dei tanti giovani delle banlieues che dopo l’attentato a Charlie Hebdo hanno detto “Non sono Charlie”?
In effetti questo pensiero contro alcuni valori repubblicani è molto diffuso in periferia, dove i valori europei non passano. Bisogna dire che il discorso europeo si basa su princìpi apprezzabili: la libertà, l’uguaglianza, la fraternità, la democrazia e la libertà di espressione. Ma c’è una differenza tra questi bellissimi princìpi e la realtà.
Allora aveva ragione il politologo Samuel Huntington: siamo destinati allo scontro di civiltà.
Non sono d’accordo con questa storia dello scontro di civiltà. Preferisco una frase che ho usato molto tempo fa: è uno scontro di ignoranze. Cioè non capiamo nemmeno chi è l’altro, non cerchiamo nemmeno di capire chi è di fronte a noi. questo è lo scontro di ignoranze. Ed è per questo che il discorso europeo non arriva nelle periferie francesi.
Fouad Larouiè uno scrittore marocchino. Sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 1 ottobre con Adam Shatz.